05-05-2021

La scelta di Lageder: «I nostri vini da Doc a Igt per avere più libertà»

«Apriamo un dialogo per modificare il disciplinare». Un'altra novità: le bottiglie più leggere per risparmiare vetro

Alois Clemens Lageder racconta le novità dell'

Alois Clemens Lageder racconta le novità dell'importante azienda vitivinicola altoatesina

Un passo indietro per cercare di fare un passo avanti. Senza polemiche, ma con la sola intenzione di aprire un dialogo costruttivo.

Ci sono varie novità alla tenuta di Magrè della famiglia Lageder, sempre all’insegna della sostenibilità e della cura per l’ambiente, per produrre vini che siano buoni in tutti i sensi. È Alois Clemens Lageder ha raccontare l’evoluzione dell’azienda vitivinicola altoatesina: «Abbiamo due novità principali. Una è il passaggio dalla Doc alla Igt per alcune nostre tipologie di vino, l’altra è l’utilizzo di una nuova bottiglia più leggera che ci permetterà di risparmiare 87 tonnellate di vetro all’anno».

Per Lageder è sempre stata fondamentale la tutela dell'ambiente

Per Lageder è sempre stata fondamentale la tutela dell'ambiente

Partiamo proprio da quest’ultimo cambiamento: «Si tratta di un grandissimo passo per un’idea più sostenibile della produzione – spiega Alois Clemens Lageder – Perché la produzione di vetro ha un costo anche di CO2 non indifferente. Abbiamo realizzato una bottiglia dalla forma simile a quella del Löwengang: prima pesavano tra i 500 e i 650 grammi, ora siamo scesi a 450 grammi. Senza contare che dal 2018 abbiamo sostituito la capsula con la fascetta di carta, che ci ha permesso di passare da un consumo di 5mila chili di metallo agli attuali 800 chili di carta».

La bottiglia è un cambiamento che però potrebbe non riguardare solo Lageder. Infatti, la bottiglia non è un “marchio registrato” e quindi è un prodotto “libero”. «Sarebbe ideale se anche altre aziende la volessero utilizzare – suggerisce Alois Clemens Lageder – Sappiamo che ci sono anche bottiglie più leggere, ma questa è stata studiata per i vini di alta fascia». Una bottiglia importante, ma leggera.  

La famiglia Lageder al completo

La famiglia Lageder al completo

Ma la sfida più importante è quella legata al disciplinare, con l’uscita dalla Doc e un “declassamento volontario” a Igt: «Il motivo della nostra scelta di uscire dalla Doc con alcuni vini è legato al grado alcolico – sottolinea Alois Clemens Lageder – Si è fatto un grandissimo lavoro per la Doc, ma qualche regola è da rivedere».

Non solo grado zuccherino: «Ci sono delle problematiche, per esempio, a riguardo dei vini non filtrati. Se si filtra si perde una parte dell’anima del vino e per questo dobbiamo essere aperti a un’evoluzione nella produzione. Non dico che si debba fare tutti i vini non filtrati, ma deve essere un’opportunità concessa dal disciplinare. Così anche la macerazione, che può essere un problema per quanto riguarda anche solo i toni del colore».

Alcuni dei vigneti dell'azienda

Alcuni dei vigneti dell'azienda

Sono esempi, ma poi Alois Clemens Lageder arriva al cuore della questione: «Con le attuali condizioni siamo in grado di fare vini che arrivano a 15,5 gradi. Bene. Ma il Pinot Grigio, per esempio, da disciplinare deve essere 11,5 gradi minimo. Perché? Perché non possiamo farli con una gradazione alcolica inferiore, anche per preservare l’acidità?».

Domande che la famiglia Lageder ha portato anche al consiglio del Consorzio Vini dell’Alto Adige, di cui Clemens Alois fa parte. «Noi abbiamo bisogno di una certa libertà di azione, ma serve un’apertura da parte della Doc. Soprattutto per i vini di fascia alta. Attenzione: non significa che i vini possano “puzzare”, questo no, ma serve maggiore flessibilità, sempre nell’ottica di puntare alla qualità. Così abbiamo deciso di portare la nostra linea alta e la nostra linea media di prodotti da Doc a Igt, per avere maggiore libertà».

Di padre in figlio: Alois e Alois Clemens Lageder

Di padre in figlio: Alois e Alois Clemens Lageder

I vini di Lageder, infatti, ipoteticamente potrebbero trovare delle difficoltà a superare le verifiche durante le commissioni di assaggio, anche se prodotti di assoluta qualità. E Alois Clemens Lageder fa alcuni esempi: «Un vino non filtrato? Non passa, perché è torbido. Ha una gradazione troppo bassa? Non passa. Ha fatto macerazione? Non passa, perché ha un colore difforme a quello previsto dal disciplinare». In ogni caso, la linea classica rimarrà nella Doc.

Non si tratta di una polemica, ma di una scelta aziendale, supportata dalla volontà di aprire un dialogo con il Consorzio, tanto che Alois Clemens Lageder fa tuttora parte del consiglio: «Cosa ne pensano gli altri? C’è qualcuno che vuole che me ne vada, c’è chi crede nella volontà di cambiare. La nostra volontà non è quella di “andare contro”, ma di sviluppare insieme questa idea».

Il Löwengang è uno dei vini di punta di Lageder

Il Löwengang è uno dei vini di punta di Lageder

Il dialogo è aperto, anche se quest’anno molti vini di Lageder saranno dei “semplici” Igt. C’è da dire che, per esempio, un vino come il Löwengang Chardonnay non ha bisogno di molte presentazioni, che sia marchiato con la Doc o meno, cambia poco.

«Per noi lo Chardonnay è importante – rimarca Alois Clemens Lageder – La tenuta Löwengang era stata acquistata proprio per questo vitigno. La vinificazione avviene in barrique (e una piccola parte in botte grande), negli anni abbiamo ridotto la parte di legno nuovo utilizzato. Poi rimane sulle fecce fini per un anno, e per un altro anno in bottiglia. La 2018 è stata un’annata abbastanza calda, ma abbiamo cercato, come sempre avviene nei nostri vini, di preservare l’acidità».

L'ingresso della tenuta Löwengang

L'ingresso della tenuta Löwengang

La parola chiave di questo vino è sicuramente longevità: il Löwengang è andato in commercio da poche settimane, e ha al naso una nota di pietra focaia che va a completare un bouquet fruttato e floreale molto complesso. Al sorso risulta molto ricco e avvolgente, ma la notevole presenza sia di acidità che si sapidità lo rendono profondo e lungo.

Il pensiero si proietta già nel futuro: è un vino che già ora è di grande spessore, ma negli anni potrebbe diventare davvero emozionante.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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