08-01-2021

Mongioia, vocazione Moscato Bianco

La sfida del monovitigno di Riccardo e Maria Bianco, sesta generazione di vignaioli a Santo Stefano Belbo, Cuneo

Riccardo e Maria Bianco, titolari della Cantina Mo

Riccardo e Maria Bianco, titolari della Cantina Mongioia in frazione Valdivilla 40 a Santo Stefano Belbo (Cuneo)

Pensare di valorizzare il Moscato Bianco con una produzione enologica basata su monovitigno è una grande scommessa, a tratti visionaria, che la famiglia Bianco ha vinto con successo. Un'uva a bacca bianca dall’aromaticità inconfondibile che ha stregato schiere di tenaci vignaioli.

Ci troviamo in Piemonte, nella frazione Valdivilla, su una collina che domina la città che ha dato i natali a Cesare Pavese, Santo Stefano Belbo. Riccardo Bianco e sua moglie Maria rappresentano la sesta generazione di vigneron. Dal 1998 l’enologo diplomato alla prestigiosa scuola enologica di Alba, è alla guida dell’azienda agricola Mongioia. Dieci ettari vitati nelle zone più vocate per il Moscato d’ Asti. Una produzione di circa 50 mila bottiglie di vitigno declinato nella versione naturale, spumantizzata sia dolce sia secca.

Le creazioni di queste cuvée nascono dal talento di Riccardo, anche agronomo dell’azienda. Oggi con Maria portano avanti l’attività iniziata dal padre concentrandosi a valorizzare il vitigno Moscato. Uno stile figlio di un’incessante ricerca della perfezione generata, in primis, da un’impeccabile materia prima, coltivata con i principi di sostenibilità. Un approccio bio, in vigna e in cantina: l’energia elettrica, per esempio, è prodotta, totalmente, da fonti rinnovabili certificate.

La consulenza d’immagine del compianto Giacomo Bersanetti ha prodotto etichette che catturano l’attenzione per dettagli, non casuali, e armonia di forme e colori. Le raffigurazioni dei soli stilizzati, simili a ruote di ingranaggi, simboleggiano l’essenza di ciò che porta al risultato finale di perfezione: dalla vigna al vino con il massimo rispetto della natura.

L'Astralis è una versione moderna del Moscato d’Asti: sorso dopo sorso si percorre un viaggio nella memoria gustolfattiva con un’esplosione di canditi, una florealità coinvolgente e un finale cremoso. Un vino che potresti dimenticare per vent’anni in cantina per poi assaggiare un capolavoro senza tempo.

Da scoprire la bollicina Brut Nature Meramentae, un Metodo Classico proveniente da vigneti di oltre 40 anni. All’assaggio colpisce la sapidità alternata a una balsamicità intrigante, tale da farti dimenticare di bere il Moscato. La lezione di Mongioia è: assecondando la natura e coltivando vigne datate 170 anni si possono creare veri gioielli senza tempo, proprio come capi dell’alta moda, intramontabili.

La sfida di far “degustare il tempo” si è ampliata con la sperimentazione di un Moscato affinato in anfora: Moscata. Sorso equilibrato, la dolcezza del frutto maturo e una delicata florealità. Già nel 1990 Riccardo Bianco decise di sfidare il tempo e iniziare a sperimentare anche con l’anfora. Un recipiente brevettato per Mongioia, creato con un impasto di terra e altri minerali ideali per rispettare il mosto di Moscato che fermenterà, naturalmente, con una sosta di almeno un anno.

Ma le sfide non sono finite e nuove sperimentazioni attendono Mongioia.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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