21-12-2020

Brindisi delle Feste: 10 etichette italiane da non perdere

Dalla squadra di Bollicine del Mondo, i consigli per le migliori bottiglie da stappare per celebrare Natale e Capodanno

Una delle novità più belle per Identità Golose in questo complicato 2020 è certamente la nuova Newsletter Bollicine del mondo", un ambizioso progetto dedicato a raccontare il panorama internazionale di questa produzione vinicola: ne presenta le etichette più interessanti, permettendo ai lettori di approfondire non solo gli spumanti delle zone più grandi, reputate e prestigiose ma pure le piccole produzioni artigianali che tanto interessano gli appassionati. Le storie delle aziende, la loro filosofia, le loro cuvée migliori e la possibilità di acquistarle. 

La firmano Cinzia Benzi, la "donna del vino" di Identità Golose, e Paolo Marchi, con la partecipazione di molti collaboratori di grande esperienza e competenza. Per iscrivervi alla Newsletter cliccate su questo link: nel riquadro sulla destra, o in fondo alla pagina se leggete da un device mobile, troverete il piccolo form da compilare.

In occasione dell'arrivo delle feste, anche se in un contesto che rende i brindisi più difficili, non poteva mancare un'uscita tutta concentrata sulle bottiglie da stappare nei prossimi giorni. «Siamo tutti molto orgogliosi - ha scritto Paolo Marchi per introdurla -, a iniziare da Cinzia Benzi, di questo numero natalizio della newsletter dedicata alle bollicine, un’uscita molto d’attualità anche per l’ultimo dell’anno, per quanto ci sarà dato di festeggiare. Orgogliosi perché è la prima volta, su sette, che recensiamo solo prodotti italiani e di anime diverse. Questo variare la natura delle diverse bottiglie raccontate, conferma una volta di più che non esiste solo suo splendore il metodo classico. Un po’ di curiosità non guasta mai, aiuta sempre a uscire dagli schemi».

Valdobbiadene Docg Vitale 2019 Malga Ribelle
Dentro il calice di questo vino frizzante ottenuto con rifermentazione in bottiglia non c’è solo glera. C’è finito dentro un progetto di vita. Con alle spalle studi ed esperienza da enologo, Vitale Girardi parte per la Nuova Zelanda dopo aver venduto le sue mucche: doveva smettere di fare l’allevatore perché per motivi ereditari non aveva più un posto dove tenerle. Il contesto estero in cui segue vendemmia e cantina fu scelto accuratamente per fare esperienza su biodinamica e autosostentamento di una fattoria. Lo stesso accadrà con la successiva esperienza in Francia. Quando ha le forze economiche per rientrare in Italia torna nella sua Farra di Soligo e dà vita alla sua Malga RibelleVitale concilia nel suo lavoro quotidiano la sua passione di allevatore con quella di viticoltore. Oggi gestisce circa un ettaro e mezzo di vigneto, su cui opera con concimazione naturale, frammentato tra le località San Lorenzo, San Giorgio e Cal de Terme a Farra di Soligo. Questo Valdobbiadene Docg nel nome ricorda il suo fautore ma anche il suo carattere: Vitale. Prima annata 2017. Cinquemila bottiglie prodotte di una bollicina, a bassissimo contenuto di solfiti, gioiosa e nitida, dai profumi gentili e davvero freschi di agrumi e frutta bianca croccante, dal sorso soffice e delicato, quasi una nuvola con un pimpante contributo di salinità (e umanità).

Monica Coluccia

Bergianti Rosso Metodo Classico Terrevive
Poco distante da Carpi il mistero di una ghiacciaia che ricorda quelle che rappresentarono la conservazione degli approvvigionamenti. Ricorda nei concetti ma non nella struttura: cemento. Silenzio e buio sono i concetti trasmessi da Gianluca Bergianti e silenzio e buio si trovano nell’oscurità della ghiacciaia. Metafora conservativa. In vigna pratiche antiche e biodinamiche su una matrice sabbiosa-limosa. Si semina il sovescio, in autunno, a filari alterni, e, a primavera tarda viene falciato e seminterrato come concime naturale. Le estati in pianura sono torride ma il terreno così trattato fa il suo rimanendo confortevole per la vigna che non ha bisogno d’acqua. La vinificazione segue ideologicamente la prassi agronomica: se le uve sono sane e mature l’uomo serve per assecondare con la propria maestria il procedimento, senza interventi eccessivi. I vini quindi non ricorrono a lieviti selezionati e a filtrazioni. Lo vediamo nel Rosso Metodo Classico verace ma sopraffina interpretazione del Lambrusco Salamino di Santa Croce (con aggiunta di Sorbara): il frutto è maturo ma avviluppato da una acidità vivida, gli aromi incrociano i fiori passiti e il sottobosco sia nella parte fruttata che muschiata. La beva è austera e asciutta con spigoli taglienti.

Andrea Grignaffini

Blanc de Noirs Nature Nicola Gatta
Nicola Gatta fa parte della new age di quei produttori appassionati e “non convenzionali” profondamente radicati nel territorio franciacortino. Per conoscerlo bisogna arrivare sulla Collina della Stella, a Cussago, nella parte più orientale della Franciacorta, a circa 370 metri di altitudine. Qui troviamo la cantina e 5 ettari e mezzo di viti su terre scure e rocce calcaree bianche. I grappoli vengono raccolti in piena maturazione fenolica, con nessun utilizzo di prodotti chimici e diserbanti, mentre la fermentazione alcolica avviene con lieviti indigeni, senza chiarifica e filtrazione o utilizzo di anidride solforosa. La produzione è di sole 25.000 bottiglie. Il Blanc de Noirs Nature è un Pinot Nero in purezza, assemblaggio di un 70% dell’annata 2012 fermentata in acciaio e di un 30% della riserva perpétuelle delle tre annate precedenti che affina in tonneaux da 500 litri. Dopo il tiraggio matura 70 lune (mesi) sui lieviti e al dégorgement non viene dosato. Aromi eleganti e decisi, profumi di frutti rossi, sentori agrumati, scorza d‘arancia, note di nocciole tostate e tabacco biondo. Palato profondo e avvolgente, di grande ricchezza e intensità. Strutturato con un’effervescenza cremosa, buona acidità agrumata, chiusura gessosa e lunga persistenza.

Manlio Giustiniani

Spumante Brut Metodo Classico Non Dosato Faraone
Una piccola azienda abruzzese, in quel di Giulianova, una grande e inaspettata scoperta. La premessa è d’obbligo perché raramente mi è capitato di rimare così folgorato e stregato da una bollicina. Poi ho indagato la gamma di Cantina Faraone, non trovando punti deboli tra eccellenti Cerasuolo, Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo. Federico Faraone oggi porta avanti la tradizione di famiglia iniziata nel 1950, gente vera, gente d’Abruzzo per capirci. Il suo Spumante Metodo Classico è una Passerina in purezza, un vino che ha una capacità evocativa inverosimile. Nasce nel 1983 dopo anni di prove, riuscendo ad ottenere, prima azienda abruzzese, l'autorizzazione a produrre spumante. La Passerina, grazie alla sua forza acida, è un’eccellente base spumantistica, ma qui entrano in gioco altri fattori, entra in gioco la “mano” di chi la produce. Anche se non millesimato, lo Spumante di Faraone nasce grazie alla vendemmia 2015, con sboccatura nell’estate 2020 e non è dosato. Molto tempo su lieviti prodigiosi in cui l’alchimia, lentamente, si realizza: un colore intenso, un aroma traboccante di frutta matura, incenso, spezie, pietra focaia, goudron. Un palato di un vigore a tratti incontenibile, eppure, dopo pochi secondi, tutto appare così naturale e comprensibile. Un vino vero.

Bruno Petronilli

Caprettone Spumante Metodo Classico “Pietrafumante” 2017 - Casa Setaro
I suoli di matrice vulcanica, sui quali si sono stratificate in maniera eterogenea millenni di colate laviche, tracciano il profilo del Terroir Vesuvio. Terra infiammata e fertile, ricca di calcite vitrea, ossido fuso, ferrite, tufo e sabbia su cui le viti vengono coltivate senza necessità di essere innestate su base americana, consentendo di perpetuare antiche consuetudini della viticoltura locale, come il tradizionale “passannanz”, utilizzato per spostare la pianta secondo le esigenze. Una viticoltura unica, fatta di tante micro-aree che regalano ai vini caratteri inconfondibili e di vitigni autoctoni sconosciuti ai più.  Il Caprettone, a lungo confuso con il più noto Coda di Volpe, rappresenta il fiore all’occhiello della produzione di Casa Setaro, piccola azienda di Trecase, alle pendici del vulcano. “Pietrafumante” è un metodo classico millesimato ottenuto da uve Caprettone in purezza, che affina 30 mesi sui lieviti prima di essere sboccato nella primavera del terzo anno dalla vendemmia. Un vino in cui i profumi di agrumi e fiori di ginestra si arricchiscono di note di frutta secca e ricordi di pietra focaia. Il sorso, profondo e ricco, tratteggia un profilo in equilibrio tra freschezza agrumata e venature saline. 

Adele Granieri

Lessini Durello Riserva Pas Dosé Amedeo - Cà Rugate
Ho sempre considerato il vino, in primis, come un prodotto della terra, un prodotto voluto dall'uomo per glorificare quella stessa terra che lo ha generato. La storia del vino diventa così storia dell'uomo. Avvicinandosi alla storia di Fulvio, detto Beo, Tessari, questo assunto diviene ancor più vero. Padre del Soave classico, Fulvio Beo ha lasciato un'impronta profonda ed indelebile, come il solco intorno alle vigne che ha curato. Un secolo di emozioni, profonde ed intense, come il colore ed il calore dei suoi vini. Prendetevi il giusto tempo, leggete la sua storia, guardate il cortometraggio che lo racconta "storia di una storia" e comprenderete meglio il contenuto di questa bottiglia. Amedeo, Lessini Durello Riserva Pas Dosé, metodo classico, 42 mesi circa sui lieviti: uva Durella per il 90%, 10% di Garganega, da zona vocata e territorio generoso che merita sempre più attenzione. Colore, un bel giallo reso ricco ed elegante da un fine perlage. Il naso ci porta all'incrocio tra una sporta di pani ed un cesto di frutta matura a polpa bianca. Sorso di buon attacco, che avvolge, giusto equilibrio e sapidità. All’assaggio una persistenza che appaga.

Luca Turner

Spumante Metodo Classico Galanta Rosé Brut Ruiz De Cardenas
Che l’Oltrepò Pavese abbia un notevole potenziale spumantistico è ormai risaputo, tanto quanto la pessima nomea legata a episodi non certo edificanti per un territorio che dovrebbe invece esigere una miglior fortuna enologica e non solo. Fa quindi piacere ricordare quei produttori che meritano di essere apprezzati per esemplarità e qualità delle etichette proposte. Tra questi va certamente menzionato Gianluca Ruiz De Cardenas: milanese di nascita e, dal 1979, proprietario dell’omonima azienda agricola in quel di Casteggio, frazione Mairano. Cinque ettari totali suddivisi in piccoli vigneti posizionati anche in territori limitrofi e caratterizzati da differenti esposizioni, peculiarità geomorfologiche e altitudini. Dalla vigna Galanta, esposta a nord-est sulle colline di Torricella Verzate, nasce quell’ottimo metodo classico rosé che di questo vigneto riporta il nome in etichetta: 75% Pinot Nero vinificato in rosa e 25% Chardonnay. Vendemmia manuale in cassette, utilizzo del solo mosto fiore; remuage manuale e sboccatura a piccoli lotti. Nel bicchiere si svela con un cristallino rosa tenue e un’eccellente effervescenza. È complesso e fine con note fragranti, di frutti rossi in primis. All’assaggio è armonico, con ottima intensità e persistenza. A tutto pasto, escluso il dessert.

Luca Torretta

Spumante Brut Metodo Classico Dosaggio Zero Dryas
Irpinia: il verde che avvolge le vigne e l'eterno dualismo tra la generosità del sole e le fredde escursioni termiche, terra di vini nobili da lunghe e sorprendenti evoluzioni. Nella maturità di un territorio, la via delle bollicine è un passo che merita riflessione per non essere caricaturale: se il Greco di Tufo è riuscito a conquistare i galloni della Riserva per lo spumante, il Fiano di Avellino ancora non ha acquisito la stessa considerazione nella tipologia. Con questo presupposto, diviene ancora più originale la scelta di Stefano Loffredo della cantina Dryas: nata nel 2011, l'azienda e i vigneti si sono sviluppati attorno a una secolare quercia, ispiratrice nel nome greco e totem da conservare e curare. Il Fiano di Montefredane è il protagonista ma lo sono soprattutto le bollicine, produzione di punta di Dryas. Assaggiando una sboccatura del 2016 del suo Dosaggio Zero Metodo Classico, proveniente dalla difficile vendemmia 2014, la scommessa di un tempo appare certezza: il tratto roccioso e affumicato di Montefredane è netto, come lo sono i rimandi mielosi, i fiori bianchi e gialli con un sottofondo balsamico e ferroso. La bocca è contornata di sale, l'acidità si integra pienamente nel sorso in tutta la sua notevole lunghezza. Controcorrente, inaspettato, granitico.

Alessio Pietrobattista

Metodo Classico Camillo 2010 - Gini
Un amore per il Pinot Nero nato tanti anni fa, in Borgogna. Quando dopo gli studi in Francia i fratelli Sandro e Claudio Gini sono tornati a casa, a Monteforte d’Alpone, hanno iniziato a pensare di uscire dagli schemi del Soave e della Garganega, puntando in alto, guardando le colline circostanti. Così piantarono proprio il Pinot Nero, a circa 600 metri di altitudine, per fare un vino rosso, ma anche per realizzare una bollicina alternativa. Così nasce Camillo, il Metodo Classico dell’azienda Gini che riesce a unire la tradizione spumantistica francese al territorio vulcanico di Soave. Si tratta infatti di un vino realizzato con Pinot Nero, Chardonnay e Garganega in parti uguali, e una vinificazione tradizione per una successiva permanenza sui lieviti di almeno di 6 anni. Nel caso del Camillo 2010 gli anni sui lieviti sono addirittura quasi nove: è una bollicina molto fine ed elegante, profonda e complessa, dove le tre anime dei vitigni riescono ad emergere in armonia. È uno spumante studiato solo per le annate migliori, ne vengono realizzate 5mila bottiglie. Prodotte più che altro per un antico amore. 

Raffaele Foglia

Moscato d'Asti docg in anfora Moscata - Mongioia
Dal 1998 Riccardo Bianco e la moglie Maria sono alla guida dell’azienda agricola Mongioia. Siamo in Piemonte, nella frazione Valdivilla, su una collina che domina la città che ha dato i natali a Cesare Pavese,  Santo Stefano Belbo. Dieci ettari vitati nelle zone più vocate per il Moscato d’ Asti. Riccardo, enologo e agronomo, sei generazioni di vigneron porta avanti l’attività iniziata dal padre concentrandosi a valorizzare il vitigno Moscato. Incessante ricerca della perfezione generata, in primis, da un’impeccabile materia prima coltivata con i  principi di sostenibilità. Bio in vigna e in cantina: l’ energia elettrica, per esempio, è prodotta, totalmente, da fonti rinnovabili certificate. Bollicine, vini fermi e “Moscata” prodotta in anfora. Moscato d’Asti in  purezza, vero fuoriclasse. Sorso equilibrato, la dolcezza del frutto maturo si fonde con una delicata florealità. Effervescenza elegante, note balsamiche sul finale. Già nel 1990 Riccardo Bianco decise di sfidare il tempo e iniziare a sperimentare  anche con l’anfora. Un recipiente brevettato per Mongioia, creato con un impasto di terra e altri minerali ideali per rispettare il mosto di Moscato che fermenterà, naturalmente, con una sosta in anfora per almeno un anno. Esplosione di terpeni nel calice che stregano le papille gustative. Un metodo di fermentazione di origini millenarie. Grazie alla micro ossigenazione, l'anfora concede la pienezza di sentori secondari e terziari pur mantenendo le caratteristiche tradizionali del vino moscato docg. 

Cinzia Benzi


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose