26-11-2020

Fattoria La Leccia, nuove visioni chiantigiane

Natura, saper fare e cambiamento: sono i princìpi della Fattoria La Leccia di Montespertoli. Al comando, tre donne

Paola, Sibilla e Angelica Bagnoli, titolari di Fa

Paola, Sibilla e Angelica Bagnoli, titolari di Fattoria La Leccia, azienda vitivinicola fondata negli Settanta a Montespertoli (Firenze)

È un “rossore” che rivela rispetto: per la natura, per la storia, per se stessi. Rubedo – nome che indica la sublimazione, apice del processo alchemico per arrivare all’oro - è un vino che scandisce così il percorso della Fattoria La Leccia. Lo fa in buona compagnia - dal Leccino al Canta Grillo, giungendo fino a Sua Santità, il Vin Santo del Chianti Doc - e «secondo follia», questo l’insolito valore che incarna.

Ma occorre compiere un passo indietro, alla bellezza che si vive dentro un nome, La Leccia appunto: si ispira a un albero, il leccio, con la sua resistenza a ogni avversità e in grado di rinascere dalle radici. La “a” si posa con delicatezza nella storia di un territorio e di un’azienda. Da una parte è l’omaggio alla Madre Terra, dall’altra identifica subito la forte impronta femminile di questa azienda di Montespertoli (Firenze) fondata negli anni Settanta dai tre fratelli Bagnoli, Renzo, Sergio e Loriano, titolari del gruppo Sammontana. Oggi troviamo immerse in questa sfida (nata anche per rendere omaggio al bisnonno Romeo)  proprio le tre donne della famiglia: Paola, che si è subito tuffata nel progetto di “rinascita” e segue parte agricola e cantina, Sibilla, che si occupa della comunicazione, e Angelica che si dedica alla parte amministrativa e a quella artistica. La competenza e la passione per questo lavoro di Lorenzo, fratello di Sibilla ed Angelica, completa il quadro assieme all’enologo Gabriele Gadenz.

I vigneti

I vigneti

Oggi l’azienda ha 20 ettari vitati in produzione, riconosciuti con la certificazione biologica dallo scorso anno, assieme a 40 di bosco e un’altra area con 3.500 piante di olivi. A tutto ciò si aggiunge l’apicoltura: grazie all’ambiente incontaminato, infatti, le api trovano un habitat perfetto. In questa cornice, la fattoria rivendica tre principi, tre valori imprescindibili: il rispetto della natura, il saper fare e il giusto cambiamento. Non si resta immobili, dunque, ma si esplora, si scopre e si riscopre, sempre con l’attenzione a ciò che dice la natura e a ciò che ha appreso l’uomo attraverso il tempo.

Un interprete coraggioso di questa convinzione è Rubedo appunto, il primo rosato Metodo Classico Pas Dosé prodotto da uve Sangiovese in purezza. Coraggio che si lega anche alla follia, quella sana, per riprendere lo slogan accostato a quest’etichetta.  Si voleva far nascere qualcosa di nuovo e sperimentare, trovare l’“oro rosa” con un’ambizione – spiega Paola Bagnoli - «diventare il simbolo della nostra fattoria e il punto di riferimento degli spumanti toscani».

L’annata d’esordio è il Millesimo 2016, l’attesa è promessa di longevità per Rubedo, che trascorre almeno 36 mesi sui lieviti: alla Fattoria La Leccia la cura delle bottiglie avviene in modo completamente manuale e prevede l’utilizzo delle pupitres. Ne esce uno spumante elegante, dalla buona spalla acida, e con un equilibrio intrigante.

La vinsantaia

La vinsantaia

Le botti

Le botti

Un fiero compagno di altri vini dell’azienda, come Il Leccino (secondo passione) Toscana Sangiovese Igt o del fortemente  evocativo Canta Grillo (2017 l’annata di entrambi), Toscana Trebbiano Igt che procede “secondo coscienza” e nella degustazione porta a un’immersione nel calore e nell’abbraccio olfattivo dell’estate. Arrivando al Vin Santo del Chianti Doc (2000), Sua Santità, che vuole sprigionare una personalità ricchissima di sfumature, a ogni senso.

Fattoria La Leccia
via della Leccia, 37
Montespertoli (Firenze)
+393669236378


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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