26-09-2020

Otto bollicine italiane da scoprire

Una selezione di cantine e cuvée che meritano di essere raccontate: le proposte di Benzi, Marchi, Grignaffini, Turner, Pietrobattista, Coluccia e Torretta

Lo scorso 9 giugno ha debuttato la nuova Newsletter di Identità Golose "Bollicine del mondo", dedicata a raccontare il panorama internazionale di questa produzione vinicola: ne presenta le etichette più interessanti, permettendo ai lettori di approfondire non solo gli spumanti delle zone più grandi, reputate e prestigiose ma pure le piccole produzioni artigianali che tanto interessano gli appassionati. Le storie delle aziende, la loro filosofia, le loro cuvée migliori e la possibilità di acquistarle. 

La firmano Cinzia Benzi, la "donna del vino" di Identità Golose, e Paolo Marchi, con la partecipazione di molti collaboratori di grande esperienza e competenza. Per iscrivervi alla Newsletter cliccate su questo link: nel riquadro sulla destra, o in fondo alla pagina se leggete da un device mobile, troverete il piccolo form da compilare.

Oggi vi proponiamo, dai contenuti delle prime uscite, una selezione di otto bollicine italiane, «con scelte originali, che danno forza a progetti molto interessanti, da raccontare perché lo meritano», come ha scritto Paolo Marchi introducendo queste proposte.

Spumante Metodo Classico Brut Nature Cuvee du Prince 2012  Vallée d’ Aoste D.O.C. Blanc de Morgex et de La Salle

Alle pendici del Monte Bianco nasce un metodo classico di rara eleganza. 100% Prié Blanc biotipo Blanc de Morgex è l’unico vitigno autoctono della regione. Siamo di fronte alla vera espressione di una Valle d’ Aosta che attesta una viticoltura millenaria con un significativo fenomeno delle cooperative. È il caso di Cave MontBlanc che rappresenta l’unica cantina valdostana a produrre spumante metodo classico a denominazione di origine controllata dal 1983. Una realtà di ottanta produttori che hanno basato il proprio obiettivo sulla ricerca costante della qualità. Originali creatori di “bollicine dei ghiacciai” con una selezione maniacale delle migliori uve vocate alla spumantizzazione. Prima vinificazione in inox e legno grande di larice e rovere per poi passare ad una seconda fermentazione del vino in bottiglia. Questa Cuvée sosta 72 mesi sui lieviti. Perlage fine, persistente, eleganza in ogni sorso di color oro brillante. Al naso un susseguirsi di  note floreali per poi fondersi in un assaggio equilibrato dove spiccano la mela renetta e il miele di tiglio. La Cantina, causa Covid19, non è visitabile. Il loro wine shop è aperto, dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 12 e dalle 15,30 alle 18 salvo il mercoledì pomeriggio e la domenica oppure si può ripiegare con l’e.commerce. 

Cinzia Benzi

1919 Riserva Extra Brut Alto Adige 2014 Kettmeir

25 giugno 2020, una data che ho incorniciato perché, come avrebbe detto il nuovo amministratore delegato del Gruppo Santa Margherita, Beniamino Garofalo, al quale rubo le parole, «dopo quattro mesi finalmente parlo dal vivo a persone vere». Nominato il 3 marzo, giusto il tempo per il lockdown, a Garofalo va dato il merito di avere allestito la presentazione di un vino della Kettmeir dal vivo. In meno di 48 ore, tutto tra la cantina storica a Caldaro, la cena alla Tree Brasserie di Claudio Melis e il soggiorno al Laurin a Bolzano, e il gran finale ai 2275 metri del Plan de Corones sopra Brunico, al ristorante AlpiNN, l’astronave sospesa sul vuoto di Norbert Niederkofler e Paolo Ferretti che ha adottato come bollicine ufficiali proprio queste.

Abbiamo così avuto modo di rinfrescarci la memoria con le prime annate della Riserva Extra Brut di casa Kettmeir, ancora con un breve passato alle spalle ma un lungo futuro davanti. La prima con il millesimo 2011, la quarta con quello 2014 presentata all’AlpiNN presente pure Stefano Marzotto in rappresentanza della famiglia proprietaria. A condurre le degustazioni l'enologo della cantina Josef Romen.

Attenti all’etichetta. Vi troneggia Kettmeir 1919, quindi né l’anno di vendemmia e nemmeno quello di lancio sul mercato. Nessun segreto: la cantina di Caldaro venne costituita un secolo e un anno fa. Nella bottiglia 60% Chardonnay e 40 di Pinot Nero. Il primo arriva dal Maso Reiner a quota 400/550 metri sopra Salorno e il secondo dai 750 di Castelvecchio, una frazione di Caldaro, purtroppo appezzamenti minimi. Castelvecchio arriva ad esempio a un ettaro. Se si conosce la morfologia della provincia di Bolzano non ci si stupisce se i produttori di metodo classico puntino sulla miglior qualità possibile. Le quantità le lasciano ad altre regioni. 

Paolo Marchi

Spumante Metodo Classico Dosaggio Zero KK Kante

Stregatura. Quella che ti lega al vino. Difficilmente troverete il termine su un qualche dizionario. Ma è il termine che adopera Edi Kante per descrivere cosa gli ha provocato il vino. Una sfida, una materia complessa che ti avvolge, ti seduce, ti ammalia e ti strega. Ecco, da qui la stregatura. Quella che crea un legame tenace con le doline carsiche, valli formatesi a seguito della dissoluzione del carbonato di calcio delle rocce. Le stesse valli in cui spira la Bora. Tutti elementi essenziali che Edi Kante abbraccia e porta a sé, energia vitale che si trasmette a ciò che si sta creando. La vigna è viva, pulsa di materia vibrante, per nulla stressata dall’uomo. La cantina è profonda, un luogo che arricchisce e dona, complice il tempo che scorre. Nessuna fretta. Qui nasce KK. Un metodo classico da chardonnay e malvasia in perfetto ed armonico equilibrio. Profondo e ricco il sorso, vino gastronomico senza dubbio, forte, dalla fermentazione in barrique. Tagliente e sottile come i migliori non dosati. Abbiate curiosità portatelo sulla vostra tavola. 

Luca Turner

Podere Forte Asya Vino Spumante di Qualità Metodo Classico Rosé

Correvano gli anni '90 quando Pasquale Forte rileva a Castiglione d’Orcia un fondo ormai abbandonato di nome Podere Petrucci che rinomina come fosse un timbro epicamente a fuoco: Podere Forte. Nomen omen per un atto tanto illuminato quanto illuminate che sancisce l'inizio di un discorso interrotto con l’antico podere di cui ripristina e riattualizza l'essenza agricola e vitivinicola.

Si lavora in biodinamica, e non potrebbe essere altrimenti visto che ci si trova difronte a un complesso universo agricolo di 168 ettari di cui 15 vitati, 7,5 dedicati all’impianto di nuovi vigneti, 23 di oliveti, 70 di boschi e i restanti suddivisi fra pascoli, allevamenti e giardini - mentre altri 110 ettari, stavolta votati al seminativo, sono stati rilevati anche in quel di San Quirico d’Orcia.

In questo progetto che comprende rossi di grande classe (Petrucci, Guardavigna…) si innestano due spumanti tenuti quasi nascosti: Ada e Asya. Il primo a base di Sangiovese, l’altro a base Pinot nero. Quest’ultimo proveniente da un vitigno (La Ripa) a 440 metri è di color rosa antico che rimanda a un impatto olfattivo giocato tra frutti rossi delicatamente speziati e nuances mielate e tropicali che ritroviamo in un sorso di spiccata eleganza e sciolta progressività. 

Andrea Grignaffini

Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante DOC Metodo Classico Extra Brut 2016 Mirizzi

Tra le splendide colline di Jesi, dove il Verdicchio riesce a imporsi come uno dei migliori autoctoni italiani, la spumantistica non è una moda del momento. La figura di Ubaldo Rosi, chef de cave eugubino che nell’800 creò per Federico II di Svevia i primi vini spumanti a Jesi, purtroppo non ha dato quell’impulso per affermare l’areale nel gotha delle bollicine italiane. Per fortuna questo mito non è andato disperso: è indicativo se a conquistarsi l'attenzione è una realtà nata solo nel 2015, rimarcando come questa uva e questo territorio riescano a essere tremendamente versatili.

Lo ha ben capito Gianluca Mirizzi che, da una costola della Montecappone, azienda degli anni '60 rilevata nel 1997, ha creato il suo piccolo paradiso a tinte bio. Dalle ripide vigne di Monte Roberto a 300 metri sul livello del  mare, con pendenze eroiche del 35-45%, nasce il Metodo Classico Extra Brut di cui questa 2016 è l'opera prima. Olfatto tipico, reclama a gran voce il proprio essere Verdicchio jesino grazie a quel gioco di sapidità estrema e verticalità unite a una struttura imponente. L'olfatto è il compendio di mandorla e fiori bianchi. Il dosaggio è calibratissimo e contenuto, la bollicina vigorosa ma già di buona fattura. Un sorso italiano che nel pasto diventa protagonista. 

Alessio Pietrobattista

Pas Dosè 2016 Vino Spumante di qualità Metodo Classico Cantina Cenci

L’Umbria non brilla certo per la sua produzione di bollicine, ma quando c’è passione e capacità i risultati possono essere notevoli. È il caso di Cantina Cenci, azienda che sorge in un antico insediamento rurale del 1687 dei Monaci Olivetani a San Biagio della Valle nel contado Eburneo, a pochi chilometri a sud di Perugia.

Quattro generazioni di viticoltori, agricoltura biologica, Giovanni Cenci oggi in sella, giovane talentuoso e a tratti visionario: i suoi vini non sono mai banali, istantanee di un territorio generoso, etichette che potremmo definire “firmate”. Come il suo Pas Dosé, una vera rarità, un Trebbiano dorato in purezza, millesimo 2016, artigianale, come tutte i vini di Giovanni. Spremitura soffice, breve macerazione sulle bucce, fermentazione in acciaio (80%) e in barriques (20%), dopo frequenti bâtonnage è stato messo in bottiglia a novembre 2017, con rifermentazione spontanea. Ha avuto un affinamento di 28 mesi sui lieviti. L’aroma si apre con un ventaglio di grande ricchezza, dalla frutta matura all’agrume, ma non mancano intriganti note minerali e salmastre. La raffinatezza dei profumi è il preludio a un palato di grande sapidità, perfetta armonia ed esemplare freschezza e compostezza. 

Bruno Petronilli

Igp Terre del Volturno Asprinio Frizzante 2019 “L’intruso brillo col naso all’insù”- Aia delle Monache

Un progetto di recupero paesaggistico più che un progetto commerciale: Aia delle Monache è l'azienda che produce uno dei rarissimi vini a base Asprinio le cui uve provengono dalle alberate, architetture naturali tipiche dell’agro aversano, tra Caserta e Napoli, che arrivano fino a dieci metri di altezza, in cui le viti sono maritate ad alberi di pioppo. Uomini acrobati “col naso all’insù” effettuano tutte le operazioni agronomiche per questa antica forma di allevamento arrampicandosi su tali barriere verdi con una scala a pioli. Ormai pochissimi sono i coltivatori e difficile è il recupero di un’ottima materia prima.

Michele e Vittorio Verzillo sono riusciti a spumantizzare per la prima volta nel 2018 il frutto di poco più di un ettaro. Questo 2019, un migliaio di bottiglie in commercio da maggio, è una vera e propria sciccheria: ottenuto con fermentazione spontanea, senza controllo di temperatura, e utilizzando per la rifermentazione in bottiglia una parte di pied de cuve conservata in ghiaccio. Ovviamente non filtrato e quindi velato, dopo aver fatto saltare il tappo a corona troverete una bollicina subito, incredibilmente, nitida nei profumi di nespola, rosmarino, mele selvatiche e un leggero guizzo cerealicolo. Vivide le sensazioni agrumate e saline in un sorso fresco e gioioso, del tutto inconsapevole del retaggio di fatica che si porta dentro. 

Monica Coluccia

Etna Doc Metodo Classico Blanc de Noir Brut – La Gelsomina

Questo sorprendente metodo classico siciliano è figlio dell’Etna, dei terreni lavici e argillosi situati a oltre cinquecento metri sopra il livello del mare e dei vitigni autoctoni nerello mascalese e nerello cappuccio - vinificati in bianco e affinati sur lies per almeno trenta mesi. Di colore giallo paglierino brillante, esprime una buona complessità di profumi floreali e tipiche note fragranti. Lo caratterizza un’effervescenza fine e persistente, al palato convince per mineralità, brio e armonia. Un vino identitario del mistico territorio etneo da cui trae origine e che così bene riesce a valorizzare con franchezza e precisione non comuni.

Un grande vino di una piccola realtà – 14mila le bottiglie prodotte, di cui 1.300 circa quelle del metodo classico. Cantina La Gelsomina è situata nella frazione di Presa, in provincia di Catania, laddove Piedimonte Etneo cede il passo a quella che, un tempo, fu la contea di Mascali, in un territorio ben noto per la plurisecolare produzione vitivinicola. Quindici gli ettari totali, dei quali cinque piantati a vite, che alle pendici dell’Etna si estendono attorno a un antico plateatico in quello che è un affascinante anfiteatro naturale affacciato sul mar Ionio. 

Luca Torretta


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose