04-09-2020

Castello di Fonterutoli: tre Chianti Classico diversi per stupire

Francesco Mazzei: «Abbiamo voluto anticipare le Unità Geografiche. Vini diversi da terreni vicini tra loro»

Badiòla, Castello di Fonterutoli e Vicoregio 36:

Badiòla, Castello di Fonterutoli e Vicoregio 36: tre Gran Selezione per valorizzare il Chianti Classico

Guardare il Castello di Fonterutoli, inteso come azienda agricola, è un po’ come osservare il Chianti Classico in “miniatura”.

E la spiegazione arriva proprio da Francesco Mazzei, che rappresenta la 25esima generazione della famiglia alla guida di questa storica realtà toscana.

Francesco Mazzei alla guida di Castello di Fonterutoli, di proprietà della Marchesi Mazzei

Francesco Mazzei alla guida di Castello di Fonterutoli, di proprietà della Marchesi Mazzei

«Abbiamo 650 ettari, di cui 117 vitati, 7 zone produttive differenti che variano dai 220 ai 570 metri di altitudine, con un notevole gradiente altimetrico. I terreni sono prevalentemente nel Comune di Castellina, altri sono nella zona di Badiòla, nel Comune di Radda, e di Castelnuovo Berardenga. Abbiamo un’enorme diversità tra i vari terroir, tanto che la nostra azienda può essere paragonata all’intera zona del Chianti Classico».

Differenziazione di terreni che ha portato la famiglia Mazzei a fare una scelta molto importante: «Noi abbiamo 120 particelle diverse che vinifichiamo separatamente, perché ognuna ha la sua personalità».

I vigneti attorno alla cantina

I vigneti attorno alla cantina

Perché un po’ tutte le aziende vitivinicole hanno come obiettivo quello di valorizzare il proprio territorio, visto – giustamente – come valore aggiunto da evidenziare, ma a Castello di Fonterutoli la scelta è quella di puntare a una differenziazione precisa e puntuale, per dimostrare come all’interno dell’azienda, così come anche nel Chianti Classico, esistano varie anime differenti, dettate proprio dalla differenza di terroir.

Proprio per questo motivo, il Consorzio del Chianti Classico sta portando avanti con decisione da tempo le cosiddette Uga, le Unità Geografiche Aggiuntive. «A Castello di Fonterutoli – prosegue Francesco Mazzei -  abbiamo fatto un’anticipazione di quello che avverrà nella Denominazione. Per il Chianti Classico sono in discussione le divisioni prevalentemente comunali. Noi, da tempo, lavoriamo sulle tre collocazioni differenti: Vicoregio, la zona che si trova un po’ più a sud, con un’altitudine di circa 350 metri, Castello di Fonterutoli, attorno all’azienda, a 470 metri, e Badiòla a 570 metri».

La cartina indica la provenienza dei tre vini

La cartina indica la provenienza dei tre vini

Un risultato che ha portato alla realizzazione di tre Chianti Classico Docg Gran Selezione differenti, terreni piuttosto vicini tra di loro, ma estremamente diversi. Tutti rigorosamente Sangiovese in purezza.

Il Vicoregio 36 nasce da un terreno misto, di alberese e argilla. Nonostante sia la zona più bassa, è quella che ha però un’escursione termica più elevata a seguito di corrente fredde serali. È l’unico dei tre che viene vinificato in legno: poi affina per 20 mesi in tonneau da 500 litri. Produzione di circa 7mila bottiglie.

«Rispecchia il lavoro fatto in azienda negli ultimi 20 anni, con l’individuazione di 18 cloni e 18 selezioni massali (da qui il nome 36, nda). Questo, come gli altri vini, può essere definito un “blend” di Sangiovese». È un vino che si esprime con un grande impatto olfattivo, di notevole intensità, soprattutto sui toni fruttati, e che poi in bocca sorprende per l’ottima freschezza e bevibilità, e con un buon equilibrio.

Il Castello di Fonterutoli, invece, ha una produzione media annua di circa 60mila bottiglie, ma nel 2017 l’azienda riuscì a realizzarne solo 40mila. «Delle 22 parcelle attorno all’antico borgo – spiega Francesco Mazzei - abbiamo scelto le 12 migliori per realizzare questo vino. Siamo su un terreno calcareo, con molto scheletro, a un’altitudine di 470 metri e con rese bassissime. Vinificazione in acciaio e poi 18 mesi di legno e un ultimo periodo di stabilizzazione in cemento (un passaggio, questo, voluto per tutti i vini). È un po’ il vino bandiera della nostra azienda».

La differenza con il Vicoregio 36 è notevole, nonostante – come detto – i terreni siano piuttosto vicini tra loro. Il naso è più complesso, con una gamma di sentori più ampia, che passa dal floreale e arriva fino allo speziato: al sorso è un vino che fa sentire la propria struttura senza essere pesante, ed è ben supportato da acidità ma soprattutto da sapidità e mineralità.

«Badiòla, invece, arriva da una zona più fresca, nell’area interna verso Radda, a un’altitudine di 570 metri su un terreno circondato da boschi. Il vigneto prende il nome da un’antica pieve del 998. È caratterizzato da un terreno composto da galestro e arenaria. È un vino più esile, delicato, ma con una buona acidità. La produzione è di 3000 bottiglie».

Ci troviamo di fronte a un vino di un’eleganza sorprendente: al naso è meno intenso, ma spiccano delle note nettamente floreali che si aggiungono a dei frutti rossi meno “irruenti” rispetto alle altre due Gran Selezione. L’assaggio rispecchia quanto sentito a livello olfattivo: eleganza e delicatezza.

Tre espressioni completamente diverse di Chianti Classico, che non nascono da lavorazioni differenti in cantina o da scelte estreme in vigneto, ma semplicemente cercando di valorizzare le singole caratteristiche dei terroir.

La barricaia di Castello di Fonterutoli

La barricaia di Castello di Fonterutoli

«Le Unità Geografiche – sottolinea Mazzei - sono certamente la scelta migliore, ma se applicate solo alla Gran Selezione, in quanto vanno ha dare una indicazione più specifica per i vini di maggior pregio. La Gran Selezione è stata una scelta vincente: solo nell’ultimo hanno ha avuto una crescita del 6% in volumi e del 15% in valore. Di certo ha aiutato a far crescere la qualità media dei prodotti».

I tre vini assaggiati sono della vendemmia 2017. «Non è certo l’annata del secolo, ci sono state tante difficoltà. Abbiamo avuto coraggio, abbiamo atteso per fare la vendemmia, e alla fine siamo contenti di quanto realizzato». Vini che certamente hanno anche un bel futuro davanti.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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