22-04-2020
Vinarius è l’Associazione delle Enoteche Italiane e rappresenta oltre 120 associati, prevalentemente sul territorio nazionale, il cui fatturato totale sfiora i 50 milioni di euro. L’associazione, fondata nel 1981, ha come scopo sociale la promozione, la valorizzazione e la tutela delle enoteche quali attività commerciali specializzati nella proposta del vino di qualità.
Per poterne fare parte occorre presentare una formale richiesta e la commissione giudicante dovrà individuare, in sintesi, caratteristiche fondamentali:
Ci sono associati in Europa, in America, Australia e Russia, tuttavia la concentrazione massima dei soci Vinarius è in Italia. L’associazione pone in essere numerose attività di formazione e di comunicazione e ogni due anni organizza e promuove il Premio Vinarius al Territorio giunto, proprio nel 2020, alla Nona Edizione.
Periodicamente effettua sondaggi presso i propri associati per monitorare le tendenze, le richieste dei consumatori, gli andamenti di mercato. E proprio in questo momento storico abbiamo sentito l’opinione di Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, che ci ha narrato ciò che è accaduto e accade a causa del problema Covid-19: «Durante questa emergenza l’Associazione si è preoccupata di porsi da subito come punto di riferimento per gli associati, consigliando alle nostre enoteche socie di attivare ed incentivare il servizio di consegna a domicilio e, tramite una mappatura delle aziende socie, ha predisposto un elenco delle enoteche aperte scaricabile dal sito della stessa associazione. Abbiamo inoltre svolto un sondaggio riservato come sempre agli associati, ma per la prima volta, stante la pregnanza dell’argomento, allargato anche a enoteche non associate, e riguarda l’attuale situazione del commercio al dettaglio di vino di qualità a cui hanno risposto 105 enoteche italiane».
Quali sono i maggiori problemi che hanno dovuto affrontare i vostri associati? La situazione attuale presenta diverse criticità per i proprietari di enoteche tradizionali e mescite di vino. Il più pesante, anche a lungo termine, è la chiusura delle attività di mescita e ristorazione che toccano una buona fetta di associati Vinarius (circa il 20%), ma molte più attività a livello globale nazionale. Dove ai mancati incassi prolungati si sommano le tasse locali, se non verranno azzerate in qualche modo dalle amministrazioni locali, e le perdite di merce deperibile in magazzino.
Come ha reagito il mercato nazionale? Ci sono dei vini o regioni d’Italia che hanno aumentato i consumi - più degli altri - di vino a domicilio? Per quanto riguarda le enoteche classiche di asporto le attività, essendo categoria alimentare, hanno potuto proseguire la loro attività secondo i DPCM, anche se, almeno inizialmente, diverse enoteche hanno deciso di restare chiuse. Ora con il protrarsi del lockdown diverse di queste, se non tutte, hanno riaperto. Noi come Vinarius abbiamo, da subito, dato indicazione ai soci, che per decreto potevano restare aperti, che chi se la sentiva lo facesse per spirito di servizio alla comunità, cercando di dare più punti di reperibilità di alimentari, evitando afflussi e assembramenti. Abbiamo suggerito ai soci che non lo avessero già di organizzarsi per un servizio di consegna a domicilio. Sinceramente devo ringraziare i molti associati che hanno seguito queste indicazioni e si sono adoperati per questi servizi al pubblico. Dal punto di vista delle vendite i dati ci indicano un calo degli spumanti e aumenti sui vini di fascia 10/12 euro. Non vi è una regione o un vitigno o una denominazione che sia oggetto di particolare aumento di vendite. In ogni regione si possono evidenziare in generale un ritorno evidente ai vini quotidiani a discapito dei vini da cene del fine settimana.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione