01-04-2020

L'Europa riconosce i 33 cru del Soave

Importante attestato dell'Unione sui vini del consorzio veronese. Un percorso che ha avuto inizio 30 anni fa

Qualcosa di più di una pur importante carta di identità per il Soave. Piuttosto, un racconto che scava e affiora nella terra e nella storia, imprimendo i suoi caratteri anche oltre confine. I 33 cru adesso sono stati riconosciuti dall’Unione europea, ha annunciato nei giorni scorsi il Consorzio per la tutela vini Soave e Recioto di Soave. Un passo avvenuto con la pubblicazione - sulla Gazzetta europea - della modifica del disciplinare di produzione o meglio dei disciplinari: quelli del Soave Doc, del Soave Superiore Docg e del Recioto di Soave Docg. In questo modo sull’etichetta prende stabile dimora il nome delle "Unità Geografiche Aggiuntive".

I cru sono 28 nella zona classica, due nella zona vulcanica di Roncà e tre nelle colline calcaree della Val d’Illasi e di Mezzane. A spiegare l’importanza del risultato il presidente del consorzio Sandro Gini: «Non possiamo che essere contenti del risultato, gran parte dei produttori ha saputo cogliere l’occasione di differenziare la loro produzione di qualità attraverso le Unità Geografiche e le vigne e speriamo – conclude – che ci saranno presto tante occasioni per portare questo racconto in giro per il mondo».

Il presidente del consorzio Sandro Gini 

Il presidente del consorzio Sandro Gini 

Il castello di Soave

Il castello di Soave

Il racconto, in effetti, scalpita per mostrarsi in ogni angolo del pianeta. Già la vendemmia 2019 come era stato annunciato, rivelerà tutte le caratteristiche dei vini ai loro fan e ai potenziali appassionati. Le unità geografiche, con le vigne approvate per decreto dalla Regione Veneto, possono approdare sul mercato con le prossime bottiglie: in questo modo si potrà conoscere ancora più a fondo le origini di quello specifico Soave acquistato, dalla zona alla vigna storica compreso tutto il suo viaggio nel tempo. Lungo anche più di 200 anni, a testimonianza dello stretto rapporto tra la viticoltura e questo territorio: la prima è stata il punto di riferimento sociale ed economico, un biglietto da visita cruciale che ne ha decretato lo sviluppo. Lo si vede anche dalla netta risposta dei giovani negli anni.

Così si spiega come il viaggio abbia richiamato con forza i produttori, estremamente consapevoli della sua importanza. Le Unità Geografiche Aggiuntive rivendicate su 270 ettari di denominazione sono 23 per la vendemmia 2019. Il percorso per introdurle è iniziato ben trent’anni fa, attraverso un lavoro cartografico meticoloso; quindi si è passati alla zonazione e allo studio dei suoli. Bisognava compiere questa lunga strada per arrivare a caratterizzare ogni singolo cru in base al clima, al suolo e alla storia alle spalle appunto.

Sfilano le Unità Geografiche aggiuntive di questa vendemmia, con la loro carica di tradizione e di voglia di futuro, i loro nomi che catturano peculiarità geografiche oppure consuetudini degli abitanti o ancora attingono dalla tipologia di roccia incline ad ospitare gli animali selvatici. Eccole: Broia, Brognoligo, Carbonare, Castellaro, Castelcerino, Colombara, Costalunga, Coste, Costeggiola, Fittà, Foscarino, Froscà, Menini, Monte Grande, Pigno, Pressoni, Sengialta, Tenda, Volpare, Zoppega, Duello, Paradiso, Roncà - Monte Calvarina.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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