26-06-2019
Daniele Gaia, direttore commerciale di Réva, frizzante realtà enologica langarola
Come nelle formule magiche – ma non meno sacre – in questo matrimonio si intrecciano qualcosa di antico e qualcosa di nuovo. Una vigna che viene dal passato, un’azienda che vede i giovani liberi di esprimersi grazie a un uomo avveduto, capace cioè di vedere il futuro attraverso di loro. Nelle Langhe, questo si può esprimere attraverso una Barbera di una pienezza intrigante o un Barolo Docg che si afferma con saggezza rispettosa. Però può passare anche da una scoperta disarmante: quella di un Sauvignon Gris.
L'azienda
Réva al Ceresio 7
Ma osare appartiene ai giovani ed ecco che la sfida prende corpo. Anzi, è come se quella stessa vigna avesse alzato la voce: mi prendo una chance.
La Barbera Superiore del 2017 - affinata, dice Daniele, nella «Ferrari delle botti, austriaca e piegata dal vapore acque» - è corposa e accattivante. Come si mostra senza timidezza l’eleganza del Barolo Docg Ravera 2015. Del resto, Gaia non ha paura di annunciare delle “bombe di mercato”, tra cui un Barolo che fa salire a tre le uscite di questo tipo, con tre annate.
Ma non si teme di virare sulla prova delle bollicine. Il tutto con un animale (ad esempio gufo femmina per Ravera) che si posa su ciascuna etichetta, secondo l’ispirazione di Peter Nicolay.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky