09-06-2019
Un format per cambiare, per rilanciare l’immagine stessa del vino trentino. E farlo puntando su temi leggeri, quasi informali, senza comunque perdere di vista l’autorevolezza e la forza di un comparto vitivinicolo decisamente importante. La prima edizione di Trentino & Wine è appena andata in archivio, ma già il Consorzio Vini del Trentino pensa a delle repliche, magari non solo a cadenza annuale.
Perché il format enoico allestito a Palazzo Roccabruna, fascinosa sede dell’enoteca provinciale, palazzo storico nel cuore di Trento, si presta a ulteriori evoluzioni, pure itineranti. Sicuramente ha coinvolto e convinto la quarantina di cantine e le 18 distillerie che hanno messo in degustazione quasi 150 vini con etichette diverse. Senza far rimpiangere la tradizionale ‘Mostra provinciale del Vino trentino’ partita nel lontano 1925.
Vini trentini tra fascino ed esclusività, senza tralasciare la loro facile reperibilità. Questo perché i saloni del Roccabruna hanno ospitato tutte le più conosciute cantine – anzitutto Ferrari – le cooperative vitivinicole del Trentino, Cavit e Mezzacorona su tutte, a fianco con Cantina La Vis e una giusta rappresentanza d’aziende private – Endrizzi, Gaierhof solo per citare le più dinamiche – anche se hanno disertato la rassegna tutta la pattuglia del Consorzio Vignaioli, quelli che propongono i loro vini con Dolomiti nell’indicazione geografica. Assenza voluta, che non placa polemiche interne, certe incomprensioni sulle modalità di promozione e gestione del comparto enoico provinciale.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Nato a Stravino, micro-borgo rurale in Valle dei Laghi, tra Trento, le Dolomiti di Brenta e il Garda. Per 36 anni inviato speciale Rai in programmi e rubriche agroalimentari, filmmaker, da oltre 30 anni degusta vini per la guida del Gambero Rosso e ha pubblicato numerosi testi di cultura enogastronomica. È editorialista del quotidiano online ilDolomiti.it