10-05-2019

Mirabella, missione Pinot Bianco. E un brindisi ai 40 anni

Un salto nella Franciacorta meno conosciuta, con un vitigno spesso sottovalutato. Il segreto? Tanti mesi sui lieviti

La cantina Mirabella punta molto sul Pinot Bianco

La cantina Mirabella punta molto sul Pinot Bianco

Missione: Pinot Bianco. Che per la Franciacorta può sembrare proprio come la nota serie tv poi diventata anche film: Mission Impossible.

Invece c’è chi nel Pinot Bianco ci crede, proprio nel cuore di quella Franciacorta dominata da Chardonnay e Pinot Nero. La famiglia Schiavi, papà Teresio, poi seguito dai figli Alessandro e Alberto, in 40 anni di vita dell’azienda Mirabella di Rodengo Saiano, ha puntato molto su questo vitigno, che all’inizio veniva anche scambiato per Chardonnay.

Alessandro, papa Teresio e Alberto Schiavi

Alessandro, papa Teresio e Alberto Schiavi

«Mi sono trasferito dall’Oltrepò Pavese alla Franciacorta – spiega Teresio Schiavi – e di certo avevo ben in mente cosa poteva dare il Pinot Nero. Quando sono arrivato qui ho scoperto il Pinot Bianco, tipico alsaziano. Ma attenzione: all’inizio degli anni ’80, il Pinot Bianco e lo Chardonnay erano considerati erroneamente lo stesso vitigno, non c’era distinzione». Gli studi, poi, andarono a “separare” le vite di questi due vitigni, molto diversi tra loro.

La famiglia Schiavi ha quindi creduto molto in un vitigno che invece nella zona era maltrattato. Così l’azienda, che al momento può contare di 57 ettari di vigneto dei quali 12 a Pinot Bianco, ne ha fatto un cavallo di battaglia, in quanto poteva dare un’espressività che gli altri vitigni non potevano dare, soprattutto da un punto di vista della freschezza.

Alessandro Schiavi in cantina

Alessandro Schiavi in cantina

I vigneti si trovano a circa 200 metri sopra il livello del mare, in zone particolarmente fredde con vigne che hanno almeno 25 anni di vita. Per il futuro, l’azienda sta pensando all’acquisizione di altri 9 ettari complessivi di terreno, divisi equamente tra Pinot Bianco, Pinot Nero e Chardonnay.

La cantina, invece, nasce negli anni 30 come “enopolo” di riferimento per la zona: la famiglia Schiavi ha mantenuto le antiche vasche di cemento, che sono state vetrificate. «La scelta – spiega Alessandro Schiavi, enologo – è determinata dal fatto che è un materiale completamente inerte per il vino ed è anche un ottimo isolante. L’acciaio, invece, ha sempre una carica elettrostatica che comunque va a modificare in qualche modo il vino. Noi usiamo il cemento per il 90% dei nostri vini».

Alberto Schiavi mostra con orgoglio una bottiglia di Franciacorta Mirabella

Alberto Schiavi mostra con orgoglio una bottiglia di Franciacorta Mirabella

La continua ricerca ha portato l’azienda Mirabella a riuscire ad abbassare il contenuto dei solfiti e a eliminare gli allergeni, «in quanto – precisa Alberto – utilizziamo prodotti vegetali derivati dai legumi».

La produzione annuale si attesta attorno alle 450mila bottiglie, anche se in cantina ne sono stivate circa un milione: «Cerchiamo sempre di avere una maggiore permanenza del vino sui lieviti rispetto al disciplinare». Circa il 30% viene venduto all’estero.

La verticale di D0M, il Dosaggio Zero

La verticale di D0M, il Dosaggio Zero

Una verticale di D0M, il Franciacorta Dosaggio zero di Mirabella, ha dimostrato la potenzialità di questi vini, che sono rimasti sui lieviti almeno 60 mesi. L’annata 2011 è quella attualmente in commercio: vino fresco e piuttosto verticale, con una buona lunghezza finale. Quindi il 2009, maggiormente evoluto e con una leggera nota affumicata; poi il 2006, che esce alla distanza come vino di ottima freschezza e profondità, mantenendo una piacevole nota floreale e una bella trama al palato.

Il 2004 è più caldo e rotondo, ma comunque con un finale avvolgente e piacevole. Il 1996 denotava forse un po’ di stanchezza, anche se era comunque una buona dimostrazione di come possa resistere al “peso” degli anni. Infine il 1991, che nonostante sia un vino evoluto, manteneva ancora una buona presenza di acidità.

La cassetta realizzata per i 40 anni dell'azienda

La cassetta realizzata per i 40 anni dell'azienda

Ma la sfida, per Mirabella, sono i nuovi prodotti, cioè i monovarietali, realizzati per festeggiare i 40 anni dell’azienda. Tutti di annata 2015, e venduti insieme in una cassetta speciale, vuole essere la dimostrazione di come ogni vitigno possa dare un risultato finale nei vini dell’azienda.

E quindi anche il Pinot Bianco in purezza, che per disciplinare non può essere un Franciacorta Docg, oltre ovviamente a Chardonnay e Pinot Nero. Vini che, al momento, hanno bisogno di un po’ di bottiglia. Ma noi non abbiamo fretta…


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

Consulta tutti gli articoli dell'autore