17-02-2019

Vernaccia di San Gimignano, il futuro è già qui. Basta crederci

L'Anteprima rivela la voglia di fare vini importanti. E i produttori sono pronti a mettersi in discussione

L'Anteprima della Vernaccia ha dato buone indi

L'Anteprima della Vernaccia ha dato buone indicazioni

Identità e disponibilità al confronto. Sono i due concetti lanciati dall’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano dalla presidente del Consorzio Letizia Cesani, per cercare di far capire come questo vino possa essere un riferimento per la Toscana nell’ambito dei vini bianchi.

Identità, cioè puntare su questo vitigno che porta ad avere un’aromaticità non immediata, ma che si sviluppa nel tempo, nei mesi se non addirittura negli anni.

La presentazione dell'annata 2018 da parte di Assoenologi

La presentazione dell'annata 2018 da parte di Assoenologi

La disponibilità al confronto, invece, per cercare di guardare fuori dai confini, non solo della zona o della Toscana, ma anche dell’Italia, per capire come sta andando il mondo del vino. Confronto costruttivo, come ricordato anche da Leonardo Romanelli, che tramite la ormai tradizionale degustazione in sala Dante durante le anteprime, ha messo a confronto la Vernaccia all’Ansonica, «due vitigni che spesso accomunati da una potenzialità inespressa».

Per capire quale sia lo stato di salute della Vernaccia di San Gimignano, dobbiamo pensare anche al contesto della sua produzione.

La degustazione in sala Dante, nel cuore di San Gimignano

La degustazione in sala Dante, nel cuore di San Gimignano

San Gimignano è infatti un paese affascinante, per certi versi magico, abitato da 8.000 persone, ma che durante l’anno viene visitato da oltre tre milioni di turisti, che si godono le bellezze artistiche, storiche e naturalistiche soprattutto nei mesi più caldi. Bene, per quanto riguarda il vino, i turisti sono sicuramente una parte dei clienti: ma forse non sono quelli che si vogliono “intercettare”. Al momento, le bottiglie di Vernaccia di San Gimignano sono vendute all’estero per il 55%, mentre la rimanente parte dei 5 milioni e mezzo di bottiglie vengono posizionate sul mercato italiano.

L’obiettivo è quello di uscire dallo stereotipo del vino da “turista mordi e fuggi”, per cercare una fascia di mercato più alta. E per fare questo la presidente Letizia Cesani ha ribadito come sia fondamentale puntare sul vitigno Vernaccia e su un costante miglioramento della qualità. «Dobbiamo crederci» ha ribadito durante l’Anteprima. I produttori ci credono, un po’ meno alcuni operatori del settore e anche alcuni giornalisti e blogger italiani che, nell’ambito del programma complessivo della settimana delle Anteprime di Toscana, hanno disertato l’appuntamento di San Gimignano. Certo, la Vernaccia non ha lo stesso prestigio del Brunello di Montalcino, ma ha la stessa dignità. E merita ugualmente rispetto.

Durante questa Anteprima, il focus ha riguardato l’ultima annata, al 2018, e le Riserve 2017 (e anche antecedenti). Analizzando l’andamento climatico della stagione, l’ultima vendemmia, secondo Paolo Brogioni, direttore di Assoenologi, ha registrato un ritorno ai normali quantitativi di produzione: infatti grazie ai circa 714 ettari di Vernaccia, sono stati prodotti 39.618 ettolitri contro i 31.651 del 2017, anno che era stato caratterizzato da una gelata primaverile e da una grave siccità estiva che ne avevano pregiudicato la produzione.

Sulla qualità, l’aspetto sottolineato da Brogioni è stato quello della pioggia, caduta copiosa tra febbraio e marzo, e successivamente alcuni fenomeni temporaleschi nei mesi estivi. «Questa poteva essere un’annata disastrosa - ha spiegato - ma è stato fatto dai vignaioli un grande lavoro preventivo, evidenziando come la loro capacità tecnica sia nettamente migliorata rispetto a vari anni fa». In sostanza, secondo Brogioni, l’annata è stata di «media/alta qualità, ma potrebbe anche riservare qualche bella sorpresa».

I banchi di assaggio

I banchi di assaggio

Gli assaggi hanno mostrato che di lavoro ne è stato fatto, ma che ne deve essere fatto ancora. Intendiamoci, nessuno dei vini era di pessima qualità, ma alcuni soffrivano di qualche “contaminazione” nella gamma dei profumi non riconducibili alla Vernaccia. Vogliamo comunque precisare che si tratta di una scelta di stile, in quanto il disciplinare prevede l’obbligo di utilizzare la Vernaccia di San Gimignano per l’85%, lasciando un 15% a disposizione per altri vitigni a bacca bianca.

La 2018 probabilmente non sarà l’annata da ricordare negli annali, ma qualche buona espressione di Vernaccia c’è: gli esempi sono Il Poggiarelli di Signano sopra a tutti, Hydra de Il Palagione, Casa Lucii di Lucii Libanio e Il Colombaio di Santa Chiara.

Giorgio Comotti (a destra) con il figlio Gregorio, produttori dell'azienda Il Palagione

Giorgio Comotti (a destra) con il figlio Gregorio, produttori dell'azienda Il Palagione

Discorso diverso per le riserve. La 2017 è stata una vendemmia difficile a causa della siccità, e poche sono state le riserve prodotte: anche in questo caso, bene Signano e Il Palagione con Ori. In compenso la 2016 ha denotato una grande eleganza, come dimostrato dalle Riserve di San Benedetto e Vigna ai Sassi di Tenuta Le Calcinaie, e anche la 2015 ha dato grandi soddisfazioni, come evidenziano le bottiglie di Vigna a Solatio di Casale Falchini e Panizzi.

Tutti vini, questi, che possono ben rappresentare ad alti livelli la Vernaccia di San Gimignano. Ma per questo, come dice la presidente Letizia Cesani, «bisogna crederci». E noi ci crediamo.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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