11-12-2018

Il vino italiano nel mondo rallenta. «Non sediamoci sugli allori»

Le riflessioni durante wine2wine. E le domande al ministro Centinaio, in attesa di risposte concrete

L'incontro con il ministro Gian Marco Centinai

L'incontro con il ministro Gian Marco Centinaio

L’export del vino continua ad andare bene. Forse. Anzi, a ben vedere no. Le statistiche che arrivano da Wine2wine, l’importante workshop dedicata ai professionisti del settore vino organizzato da Vinitaly International, che si è svolto a fine novembre a Verona, indicano un mercato del vino assolutamente altalenante, che non registra dei “più” importanti, come ci eravamo abituati negli anni passati.

Probabilmente eravamo abituati troppo bene, guardando un settore, quello del vino, che riusciva a resistere, anzi, ad affrontare a testa alta la crisi economica, a dispetto di quasi tutti gli altri settori in Italia. Tanto da essere definito dallo stesso ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio come un comparto «trainante per quanto riguarda l’agroalimentare».

I dati riguardanti l'export di vino

I dati riguardanti l'export di vino

I dati riportati da Dennis Pantini, responsabile di Wine Monitor, che analizza l’andamento dei mercati mondiali del vino, ci danno uno spaccato del settore che deve fare riflettere.

Le premesse sono positive, perché l’export di vino è sempre stato in crescita negli ultimi 5 anni, in tutto il mondo. E con percentuali notevoli: 5% di media all’anno.

Le stime per questo 2018 in fase finale però mostrano come i consumi in Germania stiano drasticamente scendendo, mentre la Cina, che più volte è stato definito il mercato del futuro, ha avuto un anno di assestamento. «Hanno molto vino da smaltire – spiega Dennis Pantini – hanno acquistato negli anni precedenti, hanno fatto magazzino, ma ora devono venderlo. E questo non vale solo per l’Italia, ma per tutti gli stati esportatori di vino».

Stevie Kim, responsabile di Vinitaly International che organizza il wine2wine (foto wine2wine)

Stevie Kim, responsabile di Vinitaly International che organizza il wine2wine (foto wine2wine)

Quindi la Cina è diventata improvvisamente un po’ meno vicina.

E l’Italia, allora, dove sta andando? «Il mercato dei vini fermi è in sofferenza, mentre gli sparkling sono in netta crescita».

I dati, allora: la crescita annuale stimata in valore di vino esportato è del 3,8% (attenzione però, Francia e Spagna vanno meglio), ma con una contrazione dei volumi addirittura del 9%. I vini fermi crescono in valore dell’1,2%, ma c’è una perdita in numero di bottiglie pari al 3,8%: i vini fermi rappresentano il 70% del prodotto esportato. Gli sparkling, le care bollicine, hanno una crescita enorme: 16,3% in valore e 8,3% in volume.

La preoccupazione dei vertici dei vari enti che si occupano del vino in Italia è evidente: Sandro Boscaini di Federvini evidenzia come bisogna continuare a puntare sulle nostre radici, sui vini fermi, ma al momento il mercato segna il passo. «E noi siamo sempre fermi sugli stessi quattro o cinque mercati che abbiamo coltivato negli anni. Per entrare nei mercati serve una riconoscibilità italiana, che venga promossa».

Tanto pubblico agli incontri di approfondimento (foto wine2wine)

Tanto pubblico agli incontri di approfondimento (foto wine2wine)

Ernesto Abbona, presidente di Unione Italia Vini, non nasconde la sua preoccupazione: «Serve tempestività, per affrontare l’incertezza di questi momenti».

Matilde Poggi di Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti) non è da meno: «Non dobbiamo sederci sugli allori, è necessaria una promozione univoca del vino italiano. Altri paesi si presentano meglio di noi, compatti, in un gruppo dove c’è spazio sia per i grandi produttori che per i piccoli».

Logico rivolgersi al Ministro delle politiche agricole per chiedere una promozione unitaria del “marchio Italia” per il vino. O no? «Quando ci si propone all’estero ci sono spesso troppi interlocutori – ha spiegato alla platea di wine2wine il Ministro Gian Marco Centinaio – Regioni, Province, Comuni, Consorzi, Camere di Commercio, enti, associazioni. Bisogna mettere tutti intorno al tavolo per cercare di fare sistema. Ma non è questo il mio compito». Una affermazione che ha lasciato attoniti gli operatori del settore vino che, a logica, fanno riferimento al dicastero dell’agricoltura. «Questi sono temi per i quali deve essere interessato anche il ministro alle politiche economiche, Luigi Di Maio. E anche il ministro degli affari esteri, Enzo Moavero Milanesi. Lo farò appena possibile».

L'incontro con Marino Braccu, di Otto e Mezzo, con le strategie per poter entrare nella carta dei vini di un ristorante stellato (foto wine2wine)

L'incontro con Marino Braccu, di Otto e Mezzo, con le strategie per poter entrare nella carta dei vini di un ristorante stellato (foto wine2wine)

Ma l’attenzione del Ministro Centinaio era rivolta a un altro fattore: «Stiamo lavorando con Regione e Consorzi a una legge sull’enoturismo, per la promozione all’estero. L’obiettivo è quello di arrivare a un turismo destagionalizzato nelle aree rurali».

Insomma, mentre i produttori italiani cercano di portare il vino all’estero, chiedendo un’unità d’intenti, il Governo punta a una promozione del territorio per far arrivare turisti interessati al vino italiano. Vedremo cosa ci riserverà il futuro.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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