21-06-2018
Una suggestiva immagine della barricaia progettata da Renzo Piano per Rocca di Frassinello
Tante volte, quando si cita il nome della cantina Rocca di Frassinello, si pensa subito a Renzo Piano.
Togliamo subito ogni dubbio: non è la cantina di Renzo Piano, ma è stata da lui progettata.
Il direttore marketing e comunicazione Pericle Paciello sulla terrazza di Rocca di Frassinello
Ma andiamo con ordine: Rocca di Frassinello, come la conosciamo oggi, nasce negli anni Novanta, quando il giornalista Paolo Panerai, che già dal 1978 aveva intrapreso la sua avventura nel mondo dell’enologia con l’azienda Castellare di Castellina, nel Chianti Classico, decise di investire in Maremma, dove gli Etruschi facevano vino già 3.000 anni fa.
Le barriques: si può leggere sul fianco il marchio di Chateu Lafite
Data l’importanza del progetto, venne chiamato Renzo Piano per il progetto della cantina, che doveva essere soprattutto funzionale e non solo “scenografica”. Il risultato è Rocca di Frassinello, una delle aziende più importanti della zona, con una cantina quasi totalmente scavata nella terra e che cerca di sfruttare al meglio il sistema a caduta, per evitare l’utilizzo di sistemi meccanici per il trasferimento del vino (almeno fino alle barriques, poi da lì è comunque necessario utilizzare delle pompe). E una barricaia da togliere il fiato, con 1.800 barriques disposte lungo le pareti di questo anfiteatro scavato nella terra.
La barricaia può contenere circa 1.800 barriques
Dei 500 ettari di possedimenti, sono 80 quelli vitati: dopo una iniziale consulenza di Chateau Lafite, la parte enologica è stata affidata ad Alessandro Cellai. La volontà – non c’è da stupirsi – è quella di fare prodotti di alta fascia. E per fare questo serve un grande lavoro sia in vigna, sia in cantina. A partire da una filosofia legata alle rese basse: non si superano mai i 50 quintali per ettaro, mentre per il vigneto del Baffo Nero (Merlot in purezza) si arriva addirittura ai 25 quintali per ettaro.
I vini in degustazione
Il primo dei rossi è il Poggio alla Guardia Vigne Alte 2015 (40% Sangioveto, 30% Merlot, 25% Cabernet Sauvignon e 5% Syrah) che è molto esuberante, un po’ scomposto, ma comunque piacevolmente fruttato e speziato.
Il secondo step è rappresentato da Ornello 2015 (40% Sangioveto, 20% Merlot, 20% Cabernet Sauvignon e 20% Syrah): ottimo vino, dove il Syrah mostra tutte le sue caratteristiche speziate, quasi piccanti, che vanno ad amalgamarsi a una bella frutta matura e a un tocco di erbaceo.
Il Rocca di Frassinello è il vino più significativo dell’azienda: in questo caso la percentuale di Sangioveto sale al 60%, con Merlot e Cabernet Sauvignon al 20% ciascuno: 18 mesi barriques, 60% legno nuovo, e una struttura molto importante. L’annata 2015 è fortemente giovane, ma ha una lunga strada (e vita) davanti a sé. Un vino complesso e ancora tannico, ma che è esuberante e scalpitante. L’annata 2006 (che era la terza vendemmia per questo vino) è la riprova della longevità di questo prodotto: il tannino si smussa, diventa più gentile e meno aggressivo, il naso ha un’evoluzione piacevole dove la parte aromatica di Merlot e Cabernet viene superata da sentori terziari, esaltando la balsamicità e mantenendo un’ottima eleganza.
Il Baffo Nero è un Merlot in purezza
Pericle Paciello e una sorpresa conclusiva: il vino secondo la ricetta degli etruschi di 3.000 anni fa
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose