10-06-2018
Emanuele ed Emilia Nardi (foto Bruno Bruchi)
Per interpretare il Brunello di Montalcino è necessario conoscere con precisione i propri territori. E sfruttare i migliori cloni che, nel tempo, hanno dato i risultati migliori. Fin da quando è arrivata in azienda nel 1985, Emilia Nardi, di Tenute Silvio Nardi, ha sempre puntato a un continuo rinnovamento e, soprattutto, a una grande ricerca per arrivare a ottimi risultati. «Ho sempre creduto nella zonizzazione – spiega – perché per noi è fondamentale dare il giusto valore ai vigneti. Abbiamo anche realizzato una ricerca sulle vecchie varietà di Sangiovese, per capire quali fossero le più adatte. Per tre anni abbiamo effettuato uno studio su 120 genotipi differenti di Sangiovese. Dopo una prima selezione, siamo scesi a 25. Dopo ulteriori analisi, siamo passati a 15. Quindi abbiamo realizzato due campi sperimentali, dove ora abbiamo selezionato 5 cloni che, in futuro, vorremmo registrare».
Tenute Silvio Nardi, il panorama al Casale del Bosco (foto Andrea Dapueto)
Il Brunello di Montalcino di Tenute Silvio Nardi (foto Andrea Dapueto)
I tre Brunello di Tenute Silvio Nardi
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose