02-06-2018
Angela Velonosi si racconta: ecco la sua idea di vino
Se nel 1984 Ercole con Angela Velenosi non avessero pensato al futuro oggi non potremmo bere vini che tra il piceno e il territorio abruzzese celano terroir sorprendenti da comunicare al mondo intero. Alla nostra cena di Identità Golose svoltasi qualche settimana fa a Milano con lo chef Moreno Cedroni sono stati abbinati i vini di questa azienda marchigiana.
Moreno Cedroni è un vostro amico, da sempre, e spesso abbina i vostri vini ai suoi piatti creativi seppur con radici marchigiane. Quanto la vostra regione ha influenzato le scelte di un vino e come mai avete deciso d’investire in Abruzzo?
«Sia io che Cedroni siamo marchigiani, è per noi un onore poter rappresentare la nostra terra, attraverso le nostre denominazioni e i nostri prodotti. Lo facciamo con strumenti diversi ma con la stessa passione. Io mi sento affezionata a questa regione perché l’ho scelta fino in fondo, l’ho fatta mia. È qui che mi sono sposata, che ho creato la mia azienda, che ho cresciuto i miei figli. Io e Moreno siamo legati da storie simili: siamo nati lo stesso anno e abbiamo entrambi cominciato da zero. Moreno è un amico più che un collaboratore, e credo che quest’amicizia si sia consolidata perché le nostre storie camminano parallelamente».
Alcuni vigneti della Velonosi Vini
Qual è la sua visione futura del vino italiano nel mondo e quanto aver girato il mondo le ha fatto produrre, sempre di più, vini autoctoni, specchio di una terra marchigiana ricca di storia enoica?
«Il potere dell’autoctono è quello dell’identità. I vitigni autoctoni ti collocano all’interno di un panorama vasto e complesso, non solo a livello internazionale, ma anche nel mercato italiano. Ho compreso la potenzialità di questi vitigni confrontandomi con i diversi mercati e capendo l’aggressività di certi competitors. Un vitigno come il Pecorino è un segno distintivo, racconta chi siamo e il nostro territorio, e ci rende irripetibili in mezzo a tanti produttori. Questo è vero sia all’estero che in Italia, dove Pecorino e Passerina rimangono una prerogativa delle nostre zone».
Alcuni dei vini prodotti dall'azienda marchigiana
C’è un vino che desidera produrre e non ha potuto e un vino del cuore già in gamma?
«Il mio amore sconfinato per lo Champagne non è un segreto: è il vino del sogno, quello che mi fa sempre battere il cuore. Io però sono dell’idea che i sogni bisogna sempre inseguirli. Per certo sapevo che nel mio territorio non avrei mai potuto produrre Champagne, ma avrei potuto provare a ricreare una mia versione di questo vino. Così è nata la Gran Cuvée, stesso uvaggio e stessa pazienza dei lunghi affinamenti come il migliore dei francesi, ma con un cuore piceno».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione