07-02-2018

Alessandro Cini, da Firenze a Parigi nel segno del vino e dell'accoglienza

Il giovane sommelier toscano, dopo l’Enoteca Pinchiorri, è arrivato al Le George del Four Seasons Hotel George V

Alessandro Cini, toscano, classe 1994, sommelier

Alessandro Cini, toscano, classe 1994, sommelier dal 2011 e Master Sommelier Alma - Ais dal 2015

L'ospitalità è indubbiamente un elemento strettamente legato alla ristorazione e di conseguenza alla buona tavola. Un noto esempio è il celebre poema omerico "Odissea", nel quale il protagonista, Odisseo, offre molti pregiati otri di vino di Chio al Ciclope Polifemo quale dono ospitale.

Un aspetto senza dubbio rilevante di cui si sta sempre più riprendendo coscienza, facendo dell’ospitalità un segno distintivo. Oggi ci si trova di fronte a una clientela sempre più attenta ed esigente, che sceglie di andare al ristorante per vivere una vera e propria esperienza dei sensi. Si deve sempre più puntare quindi all’ospitalità in senso ampio ed efficace, mirando ad accogliere al meglio ogni cliente, riuscendo a comprendere la persona che si ha di fronte e la situazione, in altre parole bisogna tornare a dare valore al fattore umano, che negli ultimi anni è stato messo da parte, lasciando sempre più sotto i riflettori la figura dello chef, trascurando in un certo senso il personale di sala e di conseguenza il cliente. 

Nel panorama attuale, per fortuna tanti giovani hanno preso coscienza di quanto sia invece importante lavorare in sala e soprattutto del valore e delle tante soddisfazioni che si possono avere nel ricoprire questo ruolo. Tra i tanti nomi, ormai piuttosto noti e affermati, abbiamo pensato di riportare la testimonianza di un giovanissimo professionista, che in pochi anni ha fatto esperienze davvero importanti dimostrando quanto sia innamorato di questo lavoro.

Parliamo di Alessandro Cini, toscano, classe 1994, diplomatosi sommelier nel 2011 e Master Sommelier Alma - Ais dal 2015. Un ragazzo solare, pieno di energia e con tanta voglia di conoscere il mondo, ci siamo incontrati in quella che fino all’anno scorso era la sua seconda casa, nella splendida cornice dell’Enoteca Pinchiorri, il ristorante tre stelle Michelin di via Ghibellina, 87 a Firenze, dove Alessandro ha trascorso gli ultimi tre anni ricoprendo il ruolo di primo Sommelier e conquistando la stima di Giorgio Pinchiorri, del Direttore Alessandro Tomberli, oltre a quella di tanti clienti e colleghi. 

Un luogo che ogni sommelier dovrebbe almeno una volta nella vita visitare, ambiente magico, connotato da un’eleganza personalizzata in tanti anni di continua e appassionata ricerca. Una tra le cantine più prestigiose del mondo, in cui sono custodite preziose e introvabili rarità per palati attenti e appassionati. Fierissimo del lavoro fatto fino ad oggi, Alessandro si racconta rispondendo con simpatia e professionalità alle domande rivolte.

Entusiasmo e tanta voglia di crescere sono le sensazioni che si leggono nelle sue parole, carico di energia per la nuova avventura che lo aspetta a Parigi, dove da inizio anno ricoprirà il ruolo di assistente direttore sommelier al ristorante Le George, una stella Michelin del Four Seasons Hotel George V di Parigi.

In quale misura, secondo la tua esperienza, il cliente si fida della proposta di un sommelier giovane come te?
Il cliente si deve divertire, chiacchierare, si deve fidare e affidare a te che sei il sommelier. Se devi vendere un vino che vuole il cliente sicuramente non c’è bisogno di te, la vera sfida è farlo deve pendere dalle tue labbra, sempre rispettando chi si ha davanti, coccolandolo e facendo uscire entusiasta dell’esperienza vissuta.

Cosa non deve mai fare un bravo sommelier?
Non deve mai essere saccente e presuntuoso, il cliente lo conquisti con l’umiltà, la passione e non certo dimostrandogli che sei più forte di lui.

Oltre al vino, quali altre passioni coltivi?
Leggere, leggere e ancora leggere, dal romanzo di avventura, ai gialli, ai libri a tema psicologico e naturalmente i libri sul vino; poi viaggiare, con lo zaino in spalla per scoprire il mondo, non mi riferisco solo a mete lontane, ma anche a ciò che è più vicino, all’osservare e al conoscere.  Poi non posso fare a meno della musica, adoro ascoltarla!

Si può pensare di nascere sommelier o lo si diventa? 
Senza dubbio si diventa, i miei genitori non lavoravano nella ristorazione, entrambi occupati in altri settori. Si può anche nascere con un talento, come essere particolarmente predisposti al riconoscimento di profumi e sapori, ma la figura del sommelier non è solo la degustazione, quindi credo che sommelier si diventi.

Chi o cosa ti ha portato nel mondo del vino? 
Non posso fare a meno di citare alcune figure che mi hanno in un certo senso iniziato e fatto entrare a capofitto in questo mondo. Il primo è il professor Roberto Pagliai dell' I.I.S. “Pellegrino Artusi” di Chianciano Terme e poi una dedica è doverosa a Daniele Santoni, un sommelier che mi ha preparato ad un concorso scolastico, insegnandomi come affrontare la degustazione e come leggere un vino. Non posso poi non citare Alessandro Tomberli, quasi un secondo padre. 

Cosa ti piace di più del tuo lavoro? 
La cosa senza dubbio più bella sono le persone che incontri ogni giorno, riuscire a capirle. Poi la possibilità di girare, viaggiare lavorando e lavorare viaggiando. Poi in questo mestiere c’è bisogno di espressività, di trovare ed esprimere la propria personalità, questo è davvero importante.

Qual è, se c’è, quello che cerchi assaggiando un vino per la prima volta? 
Sinceramente non cerco nulla, anzi azzero i preconcetti e lascio che mente e calice si capiscano nella maggiore intimità possibile. È proprio il non cercare quello che cerco nel vino.

Volendo fare un pronostico, in base a mode di ieri e di oggi, ci sarà qualcosa di diverso nel vino che si berrà nei prossimi anni?
A mio avviso il vino segue comunque le mode, ora siamo tutti orientati verso i vini naturali, o presunti tali, a mio avviso nei prossimi anni si cercherà sempre più eleganza e finezza.

Obiettivi futuri o per meglio dire i tuoi sogni nel cassetto?
Sogni tanti, sicuramente continuare il percorso di studi, viaggiare, crescere, trasmettere, insegnare, fare formazione, ma senza dubbio sempre divertirsi. Se proprio devo pensare a una cosa in concreto, aspiro a prendere il titolo di Master of Wine.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Fosca Tortorelli

napoletana, classe 1978, architetto e sommelier Ais. Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione nel settore enogastronomico. Collaboratrice della rivista L’Assaggio, oltre che di altre testate, è membro delle Donne del Vino

Consulta tutti gli articoli dell'autore