05-01-2017

Pojer e Sandri, energia e umiltà

Non solo, ma anche tecnologia e territorio. I caposaldi dell'importante azienda trentina, fondata nel 1975

Mario Pojer e Fiorentino Sandri, soci fondatori de

Mario Pojer e Fiorentino Sandri, soci fondatori della Pojer e Sandri di Faedo, in Trentino: da due ettari vitati nel 1975, anno della fondazione, sono arrivati in breve tempo a 30 ettari tra San Michele all'Adige, Faedo e la val di Cembra. Il primo vino? Müller Thurgau

«Energia ed entusiasmo». E ancora: «Territorio e tecnologia». Parole chiave, utilizzate con grande franchezza, da Mario Pojer per raccontare la splendida avventura che ha portato lui, assieme al socio Fiorentino Sandri, a far nascere e poi crescere la Pojer e Sandri che, dalla sua fondazione nel 1975, è riuscita a diventare una delle aziende di riferimento del Trentino.

Il racconto di Mario Pojer, nelle scorse settimane, è passato anche attraverso due suoi vini, il Müller Thurgau Palai e il Rosso Faye, con una mini verticale particolare: «Abbiamo giocato con la regola del dieci. Tre vini per tipologia, dieci anni di differenza per ogni annata». Ma dei vini parleremo in un secondo momento.

Energia ed entusiasmo dal principio, si diceva. «Avevamo un po' di voglia di fare – ha spiegato Mario Pojer – e così siamo partiti da un paio di ettari, ma in poco tempo siamo arrivati a 30 ettari di terreno, tra San Michele all'Adige, Faedo e la val di Cembra. E il primo vino fu proprio un Müller Thurgau del 1975». E proprio qui entra di scena il secondo aspetto della Pojer e Sandri: territorio e tecnologia.

Tra i vini di punta, il Rosso Faye (Cabernet Sauvignon al 50%, Cabernet Franc, Merlot e Lagrein). Esemplare il millesimo 1990

Tra i vini di punta, il Rosso Faye (Cabernet Sauvignon al 50%, Cabernet Franc, Merlot e Lagrein). Esemplare il millesimo 1990

«La tecnologia – spiega Mario Pojer – ci serve per evitare di ossidare il mosto, in modo tale da preservare la freschezza e la salinità che deriva dai terreni calcarei, che si trovano a circa 600 metri di altitudine e che hanno una maturazione ritardata. È importante anche la gestione del vigneto: il Müller Thurgau è un vitigno generoso, con un vigneto da 300 quintali a ettaro di potenziale. Noi facciamo in modo di avere meno di 100 quintali».

Scelte ponderate, che hanno portato a vini davvero ottimi. La dimostrazione arriva dal Palai (dal nome del vigneto, in località Faedo) 2015, in cui spiccano le note di freschezza e sapidità, con un naso pulito e abbastanza ampio: grande bevibilità nell'immediato, ma anche splendida potenzialità per il futuro. Per il 2005, invece, le sensazioni cambiano: è un vino ancora buono, ma è forse è un po' "seduto" e già evoluto. La spiegazione arriva dallo stesso Mario Pojer: «Purtroppo quell'anno abbiamo sbagliato. Abbiamo vendemmiato troppo tardi e il risultato non è stato quello desiderato. Gli errori ci stanno, significa che dobbiamo sempre cercare di migliorarci». Una lezione di umiltà che alcuni produttori dovrebbero imparare. Anche perché, quando si assaggia il 1995, c'è il totale riscatto: un vino complesso, ricco, ampio, generosamente profumato, ma ancora estremamente vivo. «Le annate non devono essere tutte uguali» chiosa Pojer.

Mario Pojer

Mario Pojer

Sul fronte del Rosso Faye, «abbiamo cercato di fare un bordolese che parli tirolese». Si tratta infatti di un Cabernet Sauvignon al 50%, completato da Cabernet Franc, Merlot e Lagrein con percentuali differenti, seguendo le annate. Anche qui c'è la regola del dieci: prima annata il 2010, con estrema freschezza e note ancora un po' dure, ma si tratta di un vino che, come dimostrano le annate successive, ha solo bisogno di tempo per esprimersi.

E così il 2000 è già un bicchiere dove i vari vitigni esprimono le loro caratteristiche, creando un bouquet pieno con note balsamiche e una notevole eleganza. Il 1990, infine, è l'esempio di come il Rosso Faye sia un grandissimo vino: dopo 26 anni dalla vendemmia, troviamo certamente un'ottima evoluzione, ma resta grande freschezza e finezza, per un vino che non è ancora arrivato alla cosiddetta parabola discendente. Affatto. 


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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