13-02-2016
Tutto iniziò in Contrada Fossa di Lupo, vicino a Vittoria, in provincia di Ragusa. In un ettaro di terreno che da un lato si appoggia a una strada: l’SP68. Oggi quella strada provinciale dà il nome a due dei vini dell'azienda agricola di Arianna Occhipinti
Non sempre quello che trovi nel bicchiere è ciò che ti aspetti. Capita di stupirsi, di rimanerci male, di pensare che forse sei tu a non capire quello che dapprima la vigna e poi il produttore ti avrebbero voluto comunicare. Ma in Sicilia, più precisamente a Vittoria in provincia di Ragusa, c’è una ragazza che parla la stessa lingua del suo prodotto. Arianna Occhipinti crea un vino che è esattamente il suo ritratto: diretto, naturale, che va dritto al punto, senza convenevoli. E qual è il punto? Farsi bere, o ascoltare (se parliamo della persona). Il viaggio di Arianna tra le vigne ha inizio all’età di 17 anni, quando lo zio Giusto (titolare della cantina Cos), portò la nipote al Vinitaly. Fu amore al primo sorso. La giovane capì subito che la sua strada sarebbe stata tra i filari di vite e le bottiglie stappate. Così, dopo essersi trasferita a Milano per studiare enologia e viticoltura, la Occhipinti torna in Sicilia per iniziare un’avventura tutta sua. Racconta infatti: «Avevo 21 anni e decisi di prendere un ettaro di terra in affitto. Era il 2004. Ora, nel 2016, gli ettari sono 35 ed esporto in 40 Paesi nel mondo». Una carriera iniziata con tanta grinta, ma non senza ostacoli. «All’inizio tutti erano dubbiosi. Avevo due problemi: l’essere donna e giovane».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
classe 1990, varesina, dopo la laurea in Linguaggi dei media ha frequentato il master in giornalismo dell’Università Cattolica. Ama cucinare, mangiare e scrivere di gastronomia