26-10-2016
La vicenda degli ultimi anni di Caiazzo, bel centro di 5mila anime nell'Alto Casertano, racconta di come attorno a un indirizzo goloso che dialoga col territorio si possa riattivare una micro-economia fatta di produttori, agricoltori, casari, allevatori, agronomi, affinatori e altri artigiani del gusto, capace di dare nuova vita là dove ormai ce n'era poca. Il nostro racconto per Identità Golose (nella foto di Luciano Furia, il cartellone fatto affiggere dal Comune di Caiazzo per celebrare la Pepe in Grani prima pizzeria del mondo secondo la guida Where to eat pizza di Daniel Young)
«Anni fa il luogo da dove provengo, Caiazzo nell’Alto Casertano, aveva un centro storico che si svuotava, le attività che chiudevano. Ora con la mia pizzeria porto in questo borgo di 4.500 anime circa 14-15mila persone ogni mese: hanno riaperto le piccole botteghe, i giovani agricoltori coi quali lavoro vedono nuove prospettive, persino gli affitti sono triplicati. Questa può essere la forza della cucina». Vere, verissime le parole di Franco Pepe, pronunciate al Ministero delle Politiche Agricole qualche giorno fa, alla presentazione della nuova associazione Ambasciatori del Gusto, della quale fa parte (leggi qui).
Chi è stato a Caiazzo anni fa e chi, come noi, vi è poi tornato recentemente, ha trovato due Paesi diversi: il primo sonnacchioso e declinante, il secondo vivo e affollato. Può tanto la cucina, può tanto una pizzeria ormai nota in tutto il mondo ma che ha avuto la capacità di dialogare col territorio, innestare la propria anima in quella caiatina, fare rete con fornitori locali d’eccellenza che in Pepe in Grani hanno trovato un riferimento in grado di 1) dare loro un sicuro sbocco commerciale; 2) lavorare dunque sulla qualità; 3) in questo modo, qualificarsi ulteriormente sul mercato.
Oggi la Caiazzo di Pepe è un bel caso di scuola. Impossibile non notare come tutte le nuove attività commerciali che tengono aperti i battenti fino a tardi, al servizio di chi esce dalla pizzeria, si siano sviluppate sul lato del paese che insiste sul percorso di chi lascia l’auto al parcheggio e poi va da Pepe in Grani: il flusso è chiaro, l’origine di tale rifioritura dunque accertata empiricamente.
Franco Pepe al Terrae Motus coi due soci, Mario Cipriano, produttore di birra artigianale, e l'agronomo Vincenzo Coppola (foto Tanio Liotta)
Al Terrae Motus si può innanzitutto “spuzzuliare” (sarebbe come “spiluccare”) tra una scelta di eccellenze: il lupino gigante di Vairano, presidio Slow Food, l’oliva gigante caiatina, la cipolla alifana, altro presidio che condisce splendide bruschette con tonno allitterato, fagioli lanzariello e lattuga… Un fast food moderno ma che rimanda al territorio e a una venerazione quasi sacrale di quello che questo sa offrire. Le forniture giungono direttamente da contadini selezionati.
Tre super-panini al Terrae Motus (foto Tanio Liotta)
Quindi spazio persino alle frittate servite con pane cafone e soprattutto ai panini: noi abbiamo assaggiato ad esempio il Linguaccia, con pancetta tesa contaminata all’aglianico, molle di bufala e zucchine in agrodolce, davvero fantastiche, e lo Stuzzicante, con hamburger di bovino di razza marchigiana Igp, provolone piccante, cerchietti di cipolla alifana impanati e fritti, riduzione e caramellizzazione di vino Casavecchia di Pontelatone Doc, per finire in bellezza con le dolci coppettine firmate Scaramuré, a base di latte nobile: le mucche sono nutrite con erbe profumate che regalano sentori unici.
Peppino e il figlio Michele Sparono
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera