17-08-2016
Amelio Fantoni racconta a Identità Golose il vero pesce versiliese: niente branzini, rombi, San Pietro, dentici, ricciole, gallinelle... Pochissimi crostacei e frutti di mare. Ma tante altre specie squisite benché meno conosciute, lui le chiama «il pesce dimenticato». Utilizza solo quello al suo Buonumore (foto La Fonderia)
“Il 90% dei frequentatori di ristoranti pretende che il prodotto sia fresco e sano. Il problema è che ordina prodotti che non sono di stagione né del territorio. Di conseguenza vuol essere preso in giro”. Tra tanti profili Facebook futili, quello di Amelio Fantoni - chef di lungo corso a Viareggio, vent’anni al famoso Rugantino, dal 2005 nel suo più semplice ma sincero Buonumore - è invece ricco di considerazioni come questa. Che fanno pensare e valgono qualche attenzione in più.
Ancora da Facebook: “Cosa significa pesce povero? Perché costa poco? Perché non ha mercato? Perché i grandi cuochi non lo usano (o non lo sanno usare)? La domanda che vorrei fare è: perché in Versilia non viene fatto conoscere il nostro pesce? Che oltretutto potrebbe essere una reale peculiarità turistica della nostra zona… Liberiamo la Versilia da proposte indecenti come calamarate, carbonare, paranzate, grigliate e troiai. Bisogna avere una grande conoscenza della materia prima e della tecnica in cucina”. “Troiai” a parte, sono riflessioni brillanti. E allora sentiamolo direttamente, il Fantoni furioso: «Macché furioso. E macché “pesce povero”, non so cosa significhi questa espressione. Perché povero? Non dal punto di vista gustativo, non perché sia di minor qualità, ma solo perché il mercato determina il prezzo, e c’è poca domanda. E c’è poca domanda per ignoranza».
Vero pescato versiliese: razza, mormore, seppie, ombrine (foto Simona Fantoni)
Ancora Facebook: “I pesci pescati in questo periodo da pescherecci e retinai di Viareggio sono sparnocchi, cicale, razze, sugarelli, polpetti, muggini, poche seppie, aluzzi, acciughe, pochi rombi, pesci serra, triglie piccole, frittura, soglioline, un po’ di scampi, qualche orata. In gran parte sono pesci che la gente non conosce. La domanda è: perché la gente vuole il pesce fresco ma non locale? Forse lo stesso pesce mangiato nelle grandi città, al mare sembra migliore, anche se nel nostro mare non c'è? Ad esempio i frutti di mare canonici che ci piacciono tanto, da noi non ci sono mai stati!”. Dice Fantoni ai nostri taccuini: «Qui in Versilia abbiamo circa 200 tipi di pesci. Pochissimi crostacei, sostanzialmente solo sparnocchi (nome versiliese per le mazzancolle) e cicale. Quanto ai frutti di mare, solo arselle. Il resto non esiste, viene da fuori. E come arriva a Viareggio, arriva a Milano. Così il milanese a Viareggio, se ordina “i soliti pesci” in Versilia, mangia esattamente gli stessi che mangerebbe a casa sua in città. Viene al mare e chiede il pesce allevato in campagna, pieno di antibiotici. Che senso ha?». Che poi, aggiunge, il sapore del pesce è dovuto a temperatura, profondità, alimentazione. Da qui le sue sfumature. Mentre quello d’allevamento è inevitabilmente piatto, standardizzato, tutto uguale.
Antipasto di crudi al Buonumore, con cicale, ombrine e razze
Facebook: “Perché tutti, o quasi tutti i grandi cuochi usano come pesce la ricciola? E come crostacei, scampi, astici e gamberoni?”. Fantoni a Identità Golose: «Qui da noi ci sono muggini, pesci serra, mormore, ombrine, sugarelli, razze... Certo, ci vuole la capacità di trattarli, di pulirli. E non bisogna fermarsi all’estetica, alcuni sono proprio brutti, perché sono di fondale, vivono nel buio, come le mostelle. Prendiamo sogliole e rombi: costano 30-40 euro al chilo e hanno il 70% di scarto. La razza costa 5-10 euro al chilo, e la metà del 70% del suo scarto può essere riutilizzato, perché è uno squaloide che si nutre essenzialmente di pesce vivo, è molto più sano e ricco dal punto di vista nutritivo. E’ buonissimo. Ma bisogno saperlo cucinare, perché possiede muscoli tonici che facilmente diventano stopposi, se non si gestisce il calore di cottura».
Insalata di mare al Buonumore: verdesca, sugarello, razza, sparnocchia...
A noi sono recentemente capitati crostini con guance di murena, pancotto bagnato in un brodo di verdure di scarto (60%) e teste di moscardoni e seppie (40%) - «i moscardini crescono, si possono mangiare un mese l’anno, poi diventano moscardoni» - crudo di cicale, ombrine e razze con panelle e salsa di mele («Io non ci faccio nulla, li ho solo comprati»), quindi muggine marinato in acqua e zucchero, mela, maionese di soia e arance, poi una delicata insalata di mare con verdesca, sugarello, razza e sparnocchia, per finire spaghetti con ragù di grongo («Si cuoce con la pasta, poi si condisce il tutto con olio agli agrumi, pomodoro ed erbe»). Niente soffritti, pochissimi sale e condimenti, gusto puro, per nulla manipolato. Soprattutto: ottimo.
Come dice Fantoni sempre su Facebook: “Forse sarà l'età. Ma non capisco una cosa: la gente pretende da me prodotti freschi e di stagione, poi vuole che li migliori con la mia creatività… Mi dispiace moltissimo, ma non sono in grado di migliorare la natura. Riesco solo a rispettarla”.
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a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera