18-05-2011
Le tavole parigine usano in prevalenza i grassi animali per cucinare. È diventato un cliché. In effetti burro, grasso d’oca e strutto vanno per la maggiore per cuocere, emulsionare una salsa o chiarificare un consommé. Eppure da qualche anno l’interesse per l’olio d’oliva sta crescendo. Merito delle sue qualità organolettiche, su questo non c’è dubbio, ma anche di personaggi che hanno trasformato questo prodotto in un elemento vivo e capace di accorciare la filiera fra cuochi e produttori. Le mani che vedete sopra fotografate appartengono a Giuseppe Manzani, classe 1961 e da 4 generazioni produttore d’olio in Puglia. Venuto a Parigi in vacanza nel 1983, si innamora sin da subito del mondo e della filosofia del vino naturale, così diffuso nella Ville lumière, e decide di rimanerci. Passa così gli anni a conoscere i produttori e a farsi amici nella ristorazione parigina. Un’ottima chance per far conoscere il suo prodotto e la storia della sua famiglia. Decide così di cominciare a importare l’olio e a venderlo agli amici vigneron i quali, incuriositi, vogliono finalmente assaggiare quell’olio da oliva coratina di cui Giuseppe parlava in ogni occasione. Ed è così che il prodotto comincia a girare sulle tavole di Parigi.
Uomini che abbandonano per un attimo mestoli e padelle per raccontare le proprie esperienze e punti di vista
a cura di
Cuoco sardo di Macomer, classe 1988, lavora a Parigi dal 2009. Ex secondo di Rino, ora cucina al Gazzetta di Petter Nilsson