15-06-2012
L'esterno di Eataly Roma, che prevede 557 assunti. La struttura si erge all'ex air terminal dell’Ostiense, nato in occasione dei Mondiali del ’90 e chiuso di lì a poche settimane.
557 e tanto a me basta per applaudire Oscar Farinetti e i 45 che si sono spremuti con lui perché dalla vergogna dell’air terminal dell’Ostiense, nato in occasione dei Mondiali pallonari del ’90 e chiuso di lì a poche settimane, nascesse ventidue anni dopo Eataly Roma. Ieri l’inaugurazione e dal 18 in poi ogni giorno sarà quello buono per l’apertura vera e propria al pubblico. E quel numero, 557? Sono le maestranze assunte, “tutti giovani e bellissimi” dirà Farinetti in conferenza. E i 45? Chi sta a vario titolo al vertice: “Appaio sempre io, ma non sono certo solo”. E via a elencare tutti i loro nomi e al termine un grazie suo, di Farinetti, ma anche il nostro perché ognuno è libero (a volte purtroppo) di dire quello che pensa o, almeno, che gli passa per la testa, però quanti imprenditori, di qualsiasi colore e fede politica, negli ultimi mesi hanno assunto 557 persone? Oscar non sarà (forse) il solo, ma poi contano anche i contratti e sono certo che non ha sfruttato la crisi imponendo stipendi da negriero o altre scorciatoie vessatorie. Poi evviva chi è orgoglioso del lavoro fatto e parte all’attacco di finte modestie o orizzonti bassi e angusti: “Sono una persona ben poco umile e faccio nulla per non sembrarlo. Nel mondo Eataly non è sola, c’è ad esempio pure Harrod’s, ma Roma batterà tutti e diventerà un’attrazione assoluta come il Colosseo e il Vaticano, la storia e il mistero che si affiancheranno alla bellezza. Dovete ricordarvi che Roma ha 4 milioni di abitanti ai quali ogni anno si aggiungono 10 milioni e mezzo di turisti, 7 dei quali stranieri. Pensate che figata (testuale, ndr): un pullman di cinesi che, dopo avere visto quei posti, arriva qui, parcheggia e fa scendere cento cinesi perché possano trascorrere un’ora da noi. L’ho sempre sostenuto: meno invocazioni e più vocazioni”.
La cucina con tavolo ottagonale, che è anche un'opera d'arte. Nel suo futuro ci sarà un museo
Un'immagine dell'interno di Eataly Roma
E Carlin Petrini, mister Slow Food, avrà buon gioco nel parlare di sintesi in Farinetti tra visionarietà e pragmatismo portando l’esempio di Don Chisciotte e Sancho Panza con Oscar che ricorderà quando nella sua testa scoccò la primissima freccia: “Era il 1996, primo Salone del Gusto a Torino. Arrivavo dal gran bazar di Istambul e mi dissi che era un peccato che quel salone durasse meno di una settimana e non la vita intera”. Ora è così e Petrini solleciterà il ministro Catania a liberare l’agricoltura dalla schiavitù della burocrazia, parlerà di giovani e di sogni, di sprechi e di intelligenza. Una sfida tra le mille possibili. Se Eataly è un paradiso, fuori l’inferno è ben diffuso e strutturato. E a quest’ultima categoria appartengono le sofferenze delle popolazioni emiliane e romagnole colpite dal terremoto. Con i soldi risparmiati con la cancellazione del grand buffet previsto in origine, Eataly si farà carico della ricostruzione di una realtà che verrà indicata dal governatore Vasco Errani. Ieri, in segno di solidarietà, offerta di Grana Padano nonché di lasagne per simboleggiare l’affetto verso chi soffre.
Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi