20-04-2014
Il Cesanese del Piglio è uno storico vitigno laziale coltivato sulle pendici del monte Scalambra. Ma ci sono anche Bellone, Greco Moro, Maturano Bianco, Campolese... Varietà autoctone che in questi anni sono state recuperate da diverse aziende della regione, con risultati di grande qualità. E con buon successo, soprattutto all'estero
Nemo propheta in patria. La lingua latina in questo caso è perfetta per descrivere i vini prodotti nel Lazio. La “patria” in questione è proprio la città eterna, Roma. I vini in cerca di spazio nei ristoranti della capitale sono proprio quelli prodotti da uve autoctone. Ed è stato questo uno dei temi approfonditi tra gli stand del Vinitaly, che si è concluso da pochi giorni. “E non stiamo parlando certo di vini di serie B – spiega Daniele Proietti, enologo della cantina sociale Cesanese del Piglio – Si parla di vitigni storici, tanto che vengono citati anche da Plinio il Vecchio”. Altro che cabernet sauvignon. “Il problema del Cesanese è soprattutto nella comunicazione. Per assurdo, le bottiglie di Cesanese si vendono meglio fuori Roma. Anche perché magari i ristoratori romani non hanno tempo o semplicemente non hanno voglia di spendere qualche parola per descrivere un vino come il nostro al cliente”.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose