02-11-2014
Si è svolta nei giorni scorsi a Roma la manifestazione chiamata Le Champagne Bio, dedicata alla declinazione biologica e biodinamica del grande vino francese. L'associazione che raccoglie i vignaioli dello Champagne Bio conta oggi 22 iscritti, ma anche una grande casa come la Rœderer ha recentemente iniziato la conversione di alcuni vigneti (foto Andrea Federici)
I luoghi comuni sono duri a morire, anche in ambito eno-gastronomico. Parlando di produttori di Champagne, ad esempio, ti immagini rampolli di maison prestigiose nei loro castelli, severi chef de cave o magari avventurosi commercianti come Charles Heidsieck nel film TV Champagne Charlie. Poi incontri un omone gioviale come Vincent Laval, assaggi il suo Champagne guardandone gli occhi schietti e le mani grosse e capisci che anche questo vino appartenente al mito nasce – come tutti gli altri – dalla terra. Vincent racconta che a Cumières, il villaggio della Marna dove dal 1964 la famiglia coltiva uva, lavorano in 5 nei 2,5 ettari di vigneto e in cantina mantenendo vigne vecchie e nuove con “piacere, rispetto, attenzione”. E proprio il rispetto, e l'espressione nitida del territorio, sono il fil rouge che unisce le aziende volate nella Capitale per la manifestazione Les Champagnes Bio a Roma, organizzata il 26 Ottobre dal team di 99 Champagne (la guida alle migliori maison di Champagne, Edizioni Estemporanee) con l'Association des Champagnes Biologiques.
Georges Laval è stato uno dei pionieri dello Champagne bio. Oggi è il figlio Vincent a proseguire su questa strada (foto Andrea Federici)
Foto di gruppo per i vignaioli che si sono ritrovati il 26 ottobre scorso a Roma (foto Andrea Federici)
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista, napoletana di nascita e romana d'adozione, cerca di unire le sue tre passioni: mangiare, viaggiare e scrivere