01-07-2013
Alcuni dei cuochi di Gelinaz! in foto di gruppo con le autorità locali fiamminghe prima della cena-performance tenutasi a Gent domenica 30 giugno. Da sinistra si riconoscono Mauro Colagreco del Mirazur di Mentone, Eneko Atxa di Azurmendi vicino a Bilbao, Josean Alija del Nerua-Guggenheim di Bilbao, seminascosto Daniel Patterson del Coi di San Francisco, il sino-americano James Daniel Boiwen di Mission Chinese a San Francisco, seminascosto Fulvio Pierangelini, dietro Inaki Aizpitarte di Chateaubriand a Parigi, in maglietta nera Magnus Nilsson di Faviken in Svezia, alle sue spalle Olly Ceulenaere, chef del Volta di Gent. Occhi semichiusi per Blaine Wetzel del Willows Inn in Usa, e, all'estrema destra, Rodolfo Guzman del Boragò in Cile. Accasciati, la mente di Gelinaz! Andrea Petrini e Virgilio Martinez del Central a Lima in Perù
Con 250mila abitanti, Gent (o Gand) è la terza città del Belgio. Con i suoi canali e la vita rilassata, si contende con Bruges il ruolo di centro più bello delle Fiandre
La domenica era cominciata al Flemish Food Fest, una sagra in cui tutti grigliavano qualsiasi cosa. In foto, lo chef's table con molti dei protagonisti cuochi che poi la sera avrebbero animato la cena di Gelinaz!
Colagreco, Redzepi, e il van con la cucina. La location è rimasta segreta ai commensali fino al via alle danze, fissato alle ore 19
Le due grandi tavolate allestite all'Icc di Gent. Tre i turni: portate 1-8, 9-16, 17-24. A noi la fortuna di sciropparceli tutti e tre
In cucina, iniziano i lavori di smembramento dei polli di Gent
"Nemmeno io so cosa succederà stasera. E mi raccomando: è una performance, non una cena", apre i giochi Andrea Petrini, fondatore e curatore dell'evento che prende il nome dal cuoco Fulvio Pieran-gelinaz e dai Gorillaz, la formazione occasionale che Damon Albarn dei Blur vara quando gli pare e piace a lui. Il mezzo busto nero sotto alla Madonna è quello di Philippe Édouard Cauderlier (Anversa, 1812-1887)
Si parte con la citazione kubrickiana di Eyes Wide Shot... Ogni piatto è una canzone. E ognuno dei tre atti è scandito da esibizioni artistiche a vario titolo. In sala i maschi delle coppie fanno finta di niente
Primo piatto della serata Gelinaz, il Timballo di pollo in caldo-freddo di Philippe Edouard Cauderlier, la ricetta originale del 1861. L'onore all'Icc di Gent è spettato a Roger Souvereyns dello Scholteshof di Stevoort
Il Royal chicken kir di Inaki Aizpitarte, utilizza tutti gli ingredienti della ricetta originale. Il vino è diluito nel brodo di pollo. Il piatto arriva con il rap militante dei Wu Tang Clan
Anataoly Komm di Varvary a Mosca, ci fa assaggiare dietro le quinte il suo Maki Roll
Il Maki roll di Komm: pollo e verdure chiuse da una foglia di barbaietola. La salsa è di noci, tradizionale caucasica
Il timballo di loto di Agata Felluga, sous chef italiana di Chateaubriand a Parigi, già a lezione all'Astrance di Pascal Barbot. Il piatto prende le mosse da una ricetta di riso sticky giapponese cotto nella foglia di loto. Qui invece c'è il pollo di Cauderlier, assieme a miso, sciroppo di tamarindo, grasso di maiale, salsa di soia. Un piatto molto complesso
A sinistra, Agata Felluga, romana adottata dalla Ville Lumiére, 28 anni
Il Pane di pollo di Petter Nilsson della Gazzetta di Parigi. E' fatto con tutti i cereali di cui un volatile si nutre in vita: mais, farro, orzo, segale e frumento. La foto del sacchetto ritrae il pargolo del cuoco danese
Massimo Bottura non c'è a Gent ma, colpo di teatro, al suo posto compare il fratello Paolo, qui a sinistra con Alberto Buratti, capo-pasticcere della Francescana. Il cuoco modenese spiega in un video il perché della sua assenza: "A Modena la squadra è così rodata che può venire a cucinare anche mio fratello, che di mestiere vende automobili", scherza
Non troviamo nemmeno il pollo (in carne e ossa) nel piatto di Bottura: si chiama Chicken, chicken, where are you? E' la rivisitazione di una classica insalata di pollo, con brodo di pollo arrosto sotto e una gelatina cotechino e agar-agar con microcubetti di piselli, carote, patate, peperoni rossi e gialli, cipolle, pomodori... in sottofondo, colpisce "What about the noise?" di John Cage
Viticci di pisello con aspic di pollo e menta di Blaine Wetzel, ex allievo di Redzepi, ora tornato a casa a Lummi Island, un paradiso in culo ai lupi nello stato di Washington. I viticci sono grigliati. Un grande piatto, in super-equilibrio tra fumo, balsamico e acido
Chia e pollo con latte di tigre, barbabietole e foglie di coca, ovvero "Il pollo di Gent che vuole conoscere il Sudamerica", un viaggio mentale dal Pacifico alle Ande all'Amazonia condotti per mano dal peruviano Virgilio Martinez,
Virgilio Martinez qui al lavoro con Alberto Buratti
Fegato di pollo, scalogno al dragoncello, barbabietola e brodo di cavolfiore tostato del basco Josean Alija
La giornalista franco-spagnola Maria Canabal e Josean Martinez Alija
Il Poulet-mayo di Bertrand Grébaut del ristorante Septime di Parigi, un'entrée fredda con tutti gli elementi della ricetta originale. Sotto incalza l'r 'n' b di "Do the funky chicken" di Rufus Thomas
Reneè Redzepi non ha dubbi su quale sia la parte più buona del pollo: la pelle. Come lui, si scoprirà, la pensa la metà dei commensali
Redzepi, a sinistra, spiega la sua passione per il pollo, scoperto da bambino in Macedonia. "Il piatto ho dovuto prepararlo da casa perché è fucking complicato da fare"
Eccolo: non è proprio pelle di pollo ma la "pelle" di un brodo ottenuto con tutti gli ingredienti della ricetta di Cauderlier, privato della schiuma. Un singolo morso fantastico, uno dei tanti intermezzi che compongono la prima parte di un pasto al Noma
Sbirciamo nell'iPad della vicina di tavolo Emilia Terragni, italiana che lavora per la casa editrice Phaidon di Londra, e vediamo un'anteprima succosa: il triplice formato del prossimo libro di Renè Redzepi, in uscita a novembre. E' una sorta di diario, anche intimo, in cui spiega anche quanto sia difficile gestire i riflettori
I monumentali "grattacieli" di Sei gradi di separazione, la fantastica trovata di Davide Scabin
Nel piatto di Scabin ci sono i 6 ingredienti della ricetta originale, ma cucinati separatamente, 6 "morsi" composti da: 1. gelatina al porto con carota, pisello e gelatina di pisello 2. palle del pollo a mousse con all'interno patè di fegatini e due pop corn per tenerli fermi 3. una gelatina di porchetta con aceto al dragoncello 4. roll di cetriolo con fagiolini e gelatina di salsa di soia 5. gelatina di piedini e lingua di maiale. E il sesto? Sorry, non pervenuto. A sinistra troviamo una leggera chicken royale servita in coppa Martini
Il trio del Combal.Zero di Rivoli. In sottofondo, la scelta è caduta sul Bolero distonico di Frank Zappa.
Not a chicken, di fatto un ostrica con frumento spaccato con una piccante tabbouleh di piedi di maiale. Piatto da urlo di Daniel Patterson del Coi di San Francisco. In sottofondo, "Cool Thing", progressive dei Sonic Youth
Il Te al pollo di Eneko Atxa. Cotto per infusione nelle presse del caffè, include il pollo tagliato a pezzi, carote, cipolle, cavolfiori, fagiolini verdi, carote baby e fiori edibili tipo verbena
Il basco Eneko Atxa e il collega cileno Rodolfo Guzman, autore a sua volta di Un maiale che voleva essere un pollo, tributo a Massimo Bottura. Un Disshert perché a metà tra i toni dolci di un dessert e quelli grigliati di un secondo piatto
Mauro Colagreco, instancabile
Il suo piatto si chiama Il pollo che perse la testa e nasce da una riflessione: perché ai bimbi di oggi il pollo è sempre servito senza testa nè zampe?". Ho deciso di utilizzarli, così i ragazzi di oggi conoscono i polli nella loro interezza, polli vivi e liberi di correre. Un impulso ai più piccoli a interrogarsi sull'origine dei nostri alimenti. Colagreco diventerà padre a giorni
Il piatto di Colagreco (perdonate la luce, che scarseggia progressivamente come la lucidità dell'autore del pezzo, giunto alla settima ora della cena...)
Meno male che ci pensano i body performer tra un turno e l'altro a tenerci desti
Il pollo da dove vengo io non è molto buono, scherza l'australiano Ben Shewry col nome del suo piatto: "A essere onesti", spiegherà l'aussie, "io odio cucinare il pollo ma me lo chiedono sempre perché il mio paese è il secondo maggiore consumatore al mondo dopo il Brasile". Nel piatto, olio di fagiolini e salsa di pollo disidratata
Danny Bowien, simpatico e stravagante chef cino-americano di Mission Street Chinese, sempre più popolare su entrambe le coast americane: ha aperto a San Francisco e a New York
Per Bowien, un Poulard en vessie alla cinese con brodo, gelée, mousseline e dumpling
Al pre-dessert arriva il momento di Fulvio Pierangelini, e del suo Sot-qui-basse, ravioli che avrebbero dovuto essere impilati a mo' di timballo ma che poi sono stati distribuiti orizzontali. Il pubblico mormora stupore perché la pasta fresca arriva quasi in fondo con gelato, carote novelle, cioccolato, sedano, arance, limoni e porto. Un dolce-salato strappa-lacrime
Causa batteria 'morta', non abbiamo le foto dei due (grandi) piatti di chiusura (ma promettiamo di procurcele). Il primo erano piccole e buonissime Conchiglie di pollo dello svedese Magnus Nilsson. Il secondo, Pudding al cioccolato del trio dei flemish foodies Jason Blanckaert, Olly Ceulenaere e Kobe Desramaults: un moelleux au chocolat fatto col sangue di pollo, una tradizione molto resistente in Belgio, che lo prepara al forno col grasso di maiale
Lotta e Per-Anders Jorgesen, le menti dietro alla rivista Fool! ci perdoneranno per l'approssimazione qualitativa delle foto
Probabilmente, curiosando su twitter, vi sarà già capitato di orecchiare la storia: domenica 30 giugno, 25 magnifici cuochi hanno preso un aereo da quattro continenti per spadellare nelle Fiandre in Belgio. Sono usciti boarding card in tasca, gli italiani “Massimo Bottura” (nella fotogallery in fondo scoprirete il senso delle virgolette), Fulvio Pierangelini, Davide Scabin e Agata Felluga, promettente fornello in fuga allo Chateaubriand di Parigi. E poi il franco-basco Inaki Aizpitarte, i baschi Josean Alija ed Eneko Atxa, il sino-americano Danny Bowien, il franco-argentino Mauro Colagreco, il francese Bertrand Grébaut, il cileno Rodolfo Guzman, lo svedese Mikael Jonsson, il russo Anatoly Komm, il danese Kasper Kurdahl, il californiano Daniel Patterson, il danese/macedone René Redzepi, il peruviano Virgilio Martinez, gli svedesi Magnus e Petter Nilsson (che non sono fratelli), l'australiano Ben Shewry, il belga Roger Souvereyns, l'americano Blaine Wetzel. E i padroni di casa fiamminghi Jason Blanckaert, Olly Ceulenaere e Kobe Desramaults.
UN GRATTACIELO DI BONTA'. Davide Scabin, tra i mattatori della serata
TANDEM NORDICO. René Redzepi e Magnus Nilsson (foto Maria Canabal)
Il senso del gioco, perfetto. Ridevano tutti come bambini: i cuochi nella cucina attigua alla sala, felici di sgattaiolare per una sera dalle quattro mura di casa per ritrovare prima di tutto degli amici. E i commensali di qua, i cui centri nervosi venivano assediati senza tregua, vuoi per le performance body-rock-artistic che separavano un siparietto avicolo dall’altro, vuoi per i fumi dell’alcol che gradualmente salivano, ma soprattutto vuoi per la serrata sequenza di pietanze, ognuna con la sua canzone sparata a stecca dalle casse.
LA NOTTE DEI DURI. Inaki Aizpitarte e Fulvio Pierangelini
E il prossimo pop-up? Comparirà a Lima in Perù lunedì 9 settembre: Gelinaz plays Gaston Acurio.
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
a cura di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt