15-10-2018
Una vista di Porto, una delle tappe della seconda parte del racconto di Enzo Palladini, partito da Milano alla volta di Siviglia, da dove, seguendo una strada diversa, è rientrato in Italia
- Continua dalla prima parte - TERZA TAPPA: BILBAO - PORTO Giù per un pezzo di Spagna, ricalcando un pezzo del Cammino di Santiago, ma con obiettivi un po’ meno spirituali e un po’ più legati a uno dei sette peccati capitali. La gola, ovviamente. Il bello della Spagna è che ha le “carreteras”, che sono più o meno come le autostrade (“autopistas”) ma non si pagano. La particolarità è che per fare rifornimento bisogna uscire dalla carretera e fare almeno un chilometro, esercizio che comporta la scoperta di angoli pazzeschi, di tesori che nessun libro e nessuna guida raccontano tra le loro pagine.
La sublimazione di tutto questo è la città di Leòn, che mille anni fa è stata capitale di un regno e oggi è lo snodo fondamentale per i pellegrini che vanno a Compostela. Una città-gioiello, abbastanza piccola ma ben tenuta, ordinata, deliziosamente rassicurante come rassicurante è il sorriso delle due signore che corrono come pazze e che per 12 euro servono pranzi deliziosi al Rancho Chico (Plaza San Martín 7, León). Ma il tempo di incantarsi di fronte ai fiori e ai monumenti di Leòn è scaduto.
Lello&Irmao
Proprio alle spalle della stazione (che non è la principale della città ma la più centrale) si va a scoprire la vera essenza della gastronomia locale. Si parla più in generale di “Cozinha do Minho”, cucina del Minho, il fiume che dà il nome alla regione. Il ristorante giusto si trova in una viuzza un po’ inquietante che però esercita un ulteriore fascino. Siamo da O Rapido (R. da Madeira 194, Porto) e nessuno ci può impedire di restare lì ad aspettare che si liberi un tavolo, chiacchierando sulla stradina antistante con un buon bicchiere di vinho verde tra le mani.
Il grande vantaggio di parlare la lingua del posto si capisce immediatamente quando quasi contemporaneamente due francesine vengono rimandate al mittente senza grandi spiegazioni. Al nome del ristorante è stata aggiunta la dicitura “100% Portuguese Food” per darsi un’aria di internazionalità che non guasta, ma il sapersi spiegare in portoghese sembra atout gradito, anche per capire meglio l’essenza di quello che portano in tavola.
O Rapido
Però serviva accelerare i tempi e serviva anche qualche sacrificio in più. Vaz disse al principe: «La popolazione di Porto farà quello che ha fatto trent’anni fa in occasione dell’ultima guerra, darà tutta la carne in dotazione ai soldati che partiranno per questa impresa». Henrique ringraziò ma nel frattempo qualcuno aveva inventato la Tripa à moda do Porto e la popolazione riuscì a mantenere uno standard nutritivo comunque elevato. Tutto questo per dire che la cucina del Minho è ricca di fantasia e sfrutta molto anche le materie prime di recupero, è a suo modo una “cucina pop” come direbbe Davide Oldani, ma si diletta anche molto di prodotti del mare (il polpo è eccellentemente cucinato) e della terra (sorprendente la varietà e la ricchezza in tema di funghi). Una zuppa può essere l’inizio perfetto di un pranzo o di una cena che si ricordano.
- Altri indirizzi golosi nel tragitto: La Botica de Matapozuelos, Plaza Mayor, 2, Matapozuelos - Valladolid QUARTA TAPPA: PORTO-CASCAIS Lisci giù per il Portogallo come l’olio che condisce le sardine spettacolari comprate a Porto, tragitto agevole, giusto il tempo di divorare un pastel de nata sotto casa (sì, perché Lisbona e Porto sono rivali ma Porto ha copiato a Lisbona questi dolcini spettacolari di pasta sfoglia e crema), alla Manteigaria di Rua Alexandre Braga 24 escono dal forno ogni quarto d’ora.
Confeitaria Nacional
Sistemazione comunque affascinante in una Guesthouse gestita da un ex campione di arti marziali e ispirata alle filosofie orientali. Pochi chilometri ed è Cascais, pochi chilometri ed è Lisbona. Nella capitale si passa una giornata per regalarsi qualcosa da sgranocchiare al Mercado de Campo de Ourique e per appagare la voglia di pasteis de nata alla Confeitaria Nacional (Praça da Figueira 18B, Lisbona) che poi è la pasticceria più antica della città. Poi però c’è da rispettare un appuntamento che è stato marcato sette anni, la promessa di un ritorno che non può non avvenire.
A Cascais di aspetta il Pateo do Petisco (Tv. Amoreiras 5, Cascais) e detta così questa frase suona riduttiva. Il nome non dice molto ai turisti che popolano la cittadina della costa quasi tutto l’anno, ma quando si ha la fortuna di conoscere gente del luogo si va dritti all’obiettivo. Non è facile trovare posto perché è quasi sempre pieno. Bisogna avere costanza e pazienza. Bisogna insistere, tanto ci si può sedere a pranzo anche alle 15 e a cena alle 23. All’apparenza è un porto di mare, ma quello che arriva in tavola si dimentica molto difficilmente.
Alcuni "Petiscos"
Si può anche decidere di puntare su un piatto completo tipo una meravigliosa bistecca accompagnata da insalata e patate, ma questo toglie il gusto di assaggiare il resto. Hanno una buona birra locale ma preparano bene anche la sangria sia bianca che rossa. La carta dei vini non è raffinata ma in sintonia con il carattere popolare del luogo, che sfama abbondantemente con 25 euro e che alla fine ha anche alcuni dessert davvero interessanti.
- Altri indirizzi golosi nel tragitto: Belcanto, largo de São Carlos, 10, Lisbona Feitoria dell'Altis hotel, doca do Bom Sucesso, Lisbona Loco, rua dos Navegantes, 53B, Lisbona - continua -
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Enzo “Charles” Palladini (Milano, 1965) è un giornalista della redazione sportiva di Mediaset dal 2002 dopo una lunga permanenza al Corriere dello Sport-Stadio. Una vita in 4 f: Family, Football, Food (& drink), f…. rock music