Lorenzo Cogo

 Foto Brambilla-Serrani

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Imparare tutto e dimenticarsi di tutto. Lorenzo Cogo sembra aver fatto i compiti, e meditato, lungamente, in un percorso del tutto personale, sul principio che governa l'arte contemporanea e che appunto consiglia, al neofita così come al dotto, di apprendere il più possibile e poi dimenticarlo. Lo sa bene, lui, che a soli 25 anni ha compilato il manifesto di una nuova tendenza che è in tutto e per tutto avanguardia artistica, nella fattispecie, culinaria. La sua è una Cucina Istintiva.

Non vorremmo risultare facili ai cronachismi, eppure per restituire un profilo fedele del personaggio in questione qualche accenno al passato è d'obbligo, se non altro per stupirci di fronte al suo zigzagare tra i continenti: dopo il diploma Lorenzo Cogo vola all'altro capo del mondo, al Vue de Mond di Shannon Bennet, a Melbourne. Da qui si sposta a Sydney dove apprende le tecniche del celebre Mark Best nel suo Marque Restaurant. Si allontana dall'Estremo Oriente qualche tempo, giusto il lusso di concedersi un apprendistato presso Heston Blumenthal, all'interno del suo celeberrimo The Fat Duck. Prova una propensione del tutto particolare per l'Oriente, tanto da approdare nella terra del Sol Levante dove affila i coltelli della tecnica, anche questa con la t maiscola, sotto l'egida del collega e amico Seiji Yamamoto che, metonimicamente, gli trasmette il rigore tutto nipponico per la selezione legata delle materie prime e il rispetto della tradizione. Dopo questa feconda esperienza torna alle terre del Vecchio Mondo dove incontra Victor Arguinzoniz: grazie a lui decide di rimanere nei Paesi Bachi dove comincia a disciplinare il fuoco e giocare con le sue braci: ci si trattiene un anno e mezzo, giusto il tempo di diventare sous-chef. Come ultima esperienza prima del suo debutto da solista non possiamo tacere l'apprendistato al Noma di Copenhagen, sotto la guida dell'attuale primo chef migliore del mondo, ovviamente René Redzepi.

Accusateci pure di nozionismo, ma questo passato ci aiuta a interpretare quella che è, senza contraddittorio, l'affermarsi di una cucina del tutto nuova, sebbene antica e dirompente come l'istinto, appunto, che si materializza giorno dopo giorno tra le bianche mura di El Coq (notate qualche assonanza?), prima a Marano Vicentino e ora a Vicenza.

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Andrea Grignaffini

parmigiano, classe 1963, è responsabile della Guida Vini dell'Espresso e autore di diversi libri, ultimo "Il Cuoco universale. La cultura del piatto" (Marsilio)