26-02-2015
Michele Biagiola nell'applaudita lezione di Identità Piccanti, format al debutto al congresso milanese. Lo chef de Le Case di Macerata ha presentato degli atipici Spaghetti all’arrabbiata, associati a una sapienza erboristica enciclopedica (foto Brambilla/Serrani)
Nel vangelo secondo Gianni Mura, anno domini 2014, il suo Spaghetto all’arrabbiata si colloca fra le traversate epiche di Cecilia Camellini, nuotatrice 22enne da tre medaglie d’oro malgrado gli occhi al buio dalla nascita, e le parate del golden boy Gigi Buffon. Nove a Cecilia, otto a Gigi, 8 e mezzo agli spaghetti di Michele Biagiola, consacrati piatto dell’anno. Cifra felliniana assegnata a “sette forchettate da assaggiare in un'arrabbiatura crescente”. Mirabile sintesi, come solo Mura, per questo classicone all’italiana che nelle mani dello chef abruzzese diventa tutta un’altra cosa da quel è sempre stato. Sarà la prossimità con Recanati. Sarà che nel meraviglioso eremo de Le Case a Macerata circondato da 21 ettari di natura e coltivazioni bio, lo chef medita in scioltezza. Sarà questo e quello, di certo è che le riflessioni che hanno dato origine a questi du spaghi suonano esattamente così: “Calpestiamo la terra e le erbe senza renderci conto di quel che abbiamo sotto i piedi”, spiega lo chef, con una smorfia di contrarietà per quel tesoro strapazzato. “Intanto tu strazi le erbe co' tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi”, così Leopardi nel suo giardino della souffrance e dell’indifferenza.
Spaghetti all'arrabbiata di erbe di Michele Biagiola
Michele Biagiola e Sonia Gioia
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa