14-01-2014
Quaglia alla camomilla con finocchio, finocchietto, condimento di agrumi con la loro scorza amarotica, un grande piatto di Gianluca Gorini, cuoco de Le Giare di Montiano, sui primi colli di Rimini. Giacinto Rossetti, già anima del rimpianto laboratorio creativo Trigabolo (Argenta, Ferrara), valuta molto promettente la cucina del giovane allievo di Paolo Lopriore. Le foto dei piatti sono di Lido Vannucchi
Metti un giorno a pranzo Giacinto Rossetti alle Giare di Montiano, in Romagna. L’ultimo dei Preraffaelliti, padre nobile della ristorazione italiana, più che un patron, l’anima del rimpianto Trigabolo di Argenta (occasione mancata di un rinascimento gastronomico soffocato dai lanzichenecchi in divisa), a tu per tu con uno dei talenti più inquieti e adamantini della nuova leva. Gianluca Gorini, intransigente come il suo maestro Paolo Lopriore, che ha affiancato per tre anni alla Certosa di Maggiano; soave come la sciabolata dei suoi gesti nell’aria, tanto è smilzo e guizzante, imponderabile nel fendere i fumi sopra le casseruole. Un elfo che da settembre volteggia oltre le vetrate sui primi colli di Rimini, attorno alla sagoma del sodale Claudio Amadori, patron e architetto di un locale che il gioco dei contrasti predispone al successo. Seppia fondente con granita di alghe, salicornia e pepe rosa “Questo è un cuoco bravo. Si sente dal lavoro sui sali. Perché di cuochi capaci ce ne sono tanti, forse mille in tutto il mondo. Ma una cucina pur ottima, quando manca la trama, cos’è se non un film porno rispetto a una pellicola d’essai? E per trama intendo una storia: un po’ di passato attaccato a un pezzo di futuro”, commenta Giacinto di fronte alla Seppia fondente con granita di alghe, salicornia e pepe rosa, esplosione sapida riequilibrata dalla dolcezza della spezia; alla soave Quaglia alla camomilla con finocchio, finocchietto, condimento di agrumi con la loro scorza amarotica, che ingrana la marcia dell’eleganza; al Riso con triglie al limone ed erba cipollina, che centrifugata svela insospettabili note nuovamente amarognole. O agli Gnocchetti fondenti al ragù di coniglio, dove il fondo è rimpiazzato da un burro di pinoli tostati che inscena un piccolo trompe-l’oeil al profumo di Liguria; al Piccione al cassis, il cui centrifugato di bacche di ginepro, raccolte da Gianluca nella macchia attorno al ristorante, ricostruisce la sensazione nitidamente amara di un fegatino in absentia, financo nella tessitura e nel colore sporco. La bontà, anche mozzapapille, non basta quando la narrazione tace – ma non è questo il caso.
Seppia fondente con granita di alghe, salicornia e pepe rosa
Piccione al cassis
Mazzancolle con paprika e peperone dolce
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini