10-04-2018
Davide Palluda alla presentazione del suo libro Davide Palluda. Un paesaggio in un cuoco del Roero
La manifestazione Roero Days ha dato quest’anno il meglio di sé, e il Roero ne ha guadagnato in visibilità, prestigio e diffusione. Siamo alla terza edizione della kermesse sui vini di questi territori, le colline all’ombra della sorella maggiore come le definisce lo chef Davide Palluda in un moto ironico, visto che proprio lui crede nella forza di questa terra, e da anni (23 per l’esattezza) vi lavora per diffonderne il valore, i profumi, i sapori. Anche di quei vini, l’Arneis e il Roero, che sono stati considerati spesso i parenti poveri («e un po’ sfigati», sempre usando le parole dello chef) di Barolo e il Barbaresco.
Ecco allora che qualche anno fa i produttori vinicoli del Roero si sono riuniti nel Consorzio di Tutela del Roero, allo scopo di svolgere le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura generale degli interessi relativi alla Docg Roero. Oggi sono più di 300 gli iscritti al Consorzio fra produttori e viticoltori, e più di 1.000 gli ettari vitati della denominazione Roero, per un totale di circa 6 milioni di bottiglie prodotte.
Degustazione ai Roero Days
Per due giorni, 8 e 9 aprile, 75 aziende del consorzio hanno promosso i propri vini, nello specifico le etichette delle denominazioni Roero e Roero Arneis, ai banchi d’assaggio ospitati dal Castello di Guarene, un’eccellenza dell’ospitalità roerina. Ricco il programma di degustazioni guidate, di incontri, di conferenze e tavole rotonde su tematiche storiche e culturali di questi territori.
Sentieri nel Roero
Il successo è stato evidente fin dalle prime ore di domenica: un flusso continuo di gente all’ingresso del Castello a ritirare il proprio calice, con il portabicchiere appeso al collo, e tutte le informazioni sulle cantine presenti. Ai banchi di assaggio vignaioli e famigliari a proporre le loro versioni di Roero e di Arneis, con annate molto diverse, in versione “datata” e molto giovane, per assaporarne le differenze e scoprirne le qualità. Nelle sale il pienone sia alle tavole rotonde, dalle tematiche storiche o commerciali (interessantissima quella del professore Lorenzo Lo Cascio sulle potenzialità del Roero nel mercato americano), sia alle degustazioni guidate (particolarmente vissuta quella sui quindici anni di Roero con bottiglie dal 1998 al 2012, di cantine differenti).
Palluda con Francesco Monchiero
Il volume si intitola Davide Palluda. Un paesaggio in un cuoco del Roero, è pubblicato da Sorì edizioni, come seconda uscita della collana I saperi del fare. Uomini e luoghi nei paesaggi viticoli di Langhe-Roero-Monferrato, dopo il primo testo su Gemma Boeri di Roddino.
Palluda e Antonio Santini
Tra i relatori, Enrico Crippa
E è poi passato ai ricordi dell’apertura del ristorante: «Rammento 23 anni fa, era il 16 aprile, quindi circa in questi giorni: ho l'immagine un ragazzino con la faccia sbarazzina (perché molti che hanno scritto di Davide lo hanno definito faccia da schiaffi!). Non mi colpì tanto il pranzo, quanto il sorbetto alla menta che preparò: letteralmente folgorante. Da lì ha preso il via quello che possiamo definire il nuovo corso del Roero, un territorio che si è fatto dal basso e che ha avuto appunto tra gli elementi fondanti la presenza del ristorante di Davide, e con lui anche la sorella Ivana, la mamma, il papà Bruno, e tutti quelli che hanno collaborato in questi anni allo sviluppo dell’Enoteca e del suo territorio».
Le parole dello chef hanno evidenziato in pieno la sua piemontesità, il suo legame con la sua terra: «Credo che in un momento come questo, in cui tutto sembra alla portata di tutti, riuscire a creare un’esperienza unica in un determinato luogo sia una cosa pazzesca perché è anche motivo di richiamo. Il Piemonte è proprio in quello che si deve impegnare, non nascondendosi dietro il paravento della tradizione, termine che a volte è abusato e io cerco sempre di dosarlo. Perché che il legame col territorio non c’entra nulla con la tradizione». Ricordando il grande impegno verso il territorio che ha il suo amico Enrico Crippa (il pensiero è andato al suo impegno per l’Italia al Bocuse D’Or), Palluda ha lanciato un messaggio ai giovani: «Mi piacerebbe che i ragazzi che iniziano ora a fare questo lavoro ci mettano impegno nell'operare molto sul territorio. È una delle cose che può ripagare di più».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1975, ingegnere creativo, in ricordo di un docente che la definiva troppo creativa per fare l’ingegnere. L’ha avuta vinta lui: così dopo anni spesi nel settore energetico, scrivendo di cibo e viaggi nel tempo perso, oggi scrive a tempo pieno di storie di cibo, di mani che lavorano il cibo, di teste che lo creano. Co-autrice de Storie di cibo dietro nelle Terre di Expo, ideatrice del progetto Storie di cibo dietro le sbarre, che sarà un prossimo libro. Adora il buon cibo e il buon vino