05-06-2017

A bordo del Clan Destino

Evoluzioni e attualità del celebre locale faentino, segnato da un'efficace svolta veg(etari)ana. In salsa romagnola

Uno dei piatti vegetariani del ristorante Arbusto,

Uno dei piatti vegetariani del ristorante Arbusto, dentro a Clan Destino, storico bar e centro culturale in viale Baccarini 21 a Faenza (Ravenna), telefono +39.0546.681327 (foto Stefano Poggi)

Prima di Postrivoro, prima di O Fiore Mio, prima di Ca’Murani, prima di Sebastiano Caridi, prima di tutti a Faenza fu il Clan Destino. E’ difficile riuscire a parlare di questo luogo a chi non lo ha mai visto. Prima di tutto parliamo di un bar, ma anche di un centro culturale in cui trovano spazio rassegne cinematografiche di pellicole selezionate da ogni festival del globo, ma mai a caso, sempre con grande attenzione alla qualità dei contenuti e alla contemporaneità dei temi.

Poi c’è la musica, la vera sposa dell’alcol nell’esperienza Clan Destino, prima ancora che il cibo, le persone o il luogo. Questo posto da quasi 30 anni ha dato la possibilità a band non solo italiane, ma da tutto il mondo di esibirsi in percorsi che non trovavano spazio su altri palchi o altre piattaforme. Musica elettronica, musica contemporanea di ricerca, punk rock, jazz.
Tutto quello che ancora non è mainstream prima passa da Faenza.

Spesso la gestione ha intrapreso scelte radicali anche contro i propri interessi, avendo come obiettivo il progresso sociale piuttosto che gli introiti. Il Clan Destino infatti ha sempre rinunciato ai facili guadagni dei video poker, per prima si è impegnata in boicottaggi e buycottaggi allo scopo di far riflettere la clientela sui loro consumi e ha assunto a servizio omosessuali e transessuali in tempi in cui questi erano estremamente stigmatizzati. Contribuendo, tramite il contatto quotidiano con la clientela, all’emancipazione sociale di queste minoranze.

Quando avevo 17-18 anni, con i miei amici organizzavamo la gita a Faenza solo per venire qui per la musica i cocktail e la qualità umana. L’energia che questo luogo ha sempre sprigionato è unica. Quando ho iniziato a viaggiare non ho mai evitato di fare paragoni fra questo luogo e i locali del mondo e incredibilmente il Clan risulta sempre contemporaneo, da quando entrai la prima volta nel 1997 fino ad ora quando ci porto gli chef del Postrivoro per chiudere le serate fino a notte inoltrata.

Poi, nei primi anni 2000 è arrivata l’apertura del ristorante, l’Angusto, un ristorante ricavato dall’acquisizione di un ulteriore frazione dello stabile. Il progetto parte molto carico e ambizioso, con un design che successivamente ha fatto scuola in mezza romagna, curato dallo Studio Bartoletti e Cicognani. Una selezione di vini interessante e uno chef proveniente da esperienze stellate. Il progetto chiaro era quello di avere un ristorante di livello a prezzi popolari e così fece per diversi anni creando un posto che per alcuni versi poteva essere l’antesignano dei gastro-bistrot.

Ma la storia di questo luogo fatato e scuro che sembra a tratti ideato da Tim Burton era lontana dal fermarsi con tutte le battaglie sociali e i messaggi che ancora c’erano da lanciare. Finora infatti non ho mai parlato di Morena Andalò, la fondatrice, leader ideologica e carismatica di questo locale tenuto insieme da energie apparentemente incoerenti ma assolutamente esplosive.

Io ci ho messo 10 anni ad incontrarla, perchè lei si nasconde fra le pieghe del locale, rigorosamente di nero vestita, a volte la si trova a lavare i piatti o in studio di fermentazione, a volte asciuga i bicchieri altre dorme su un divano. Tutto questo senza che la sua creatura sembri mai fermarsi. Per me è sempre stata come il mago di Oz e ci sono poche figure imprenditoriali che mettono così tanto di se stessi, anche in maniera assolutamente anti economica all’interno di un locale. Ogni progetto ogni collaborazione, ogni dettaglio nasce dalle sue ispirazioni di viaggiatrice immaginaria.

A sinistra, Morena Andalò, anima del progetto

A sinistra, Morena Andalò, anima del progetto

Dieci anni fa la svolta: Morena diventa vegetariana, così il suo ristorante, l’Angusto, la segue e si evolve in Arbusto, un ristorante vegetariano e vegano che fa ricerca sia sui prodotti, sia sulle tecniche, e che offre una cucina libera da qualsiasi preconcetto. Non esiste un riferimento estetico o tecnico, ma solamente di palato. Diciamo che si sente tutta l’intensità di una cultura romagnola applicata agli ingredienti.

Morena non vuole animali morti nel suo locale per cui anche le piadine servite al bar sono “strutto-free”. Personalmente continuo a pensare che sia una delle cucine migliori della regione in questo genere, proprio per questa ricerca di intensità, per il non abbandonarsi necessariamente alle noti dolci o acide fin troppo facili.

Postrivoro è partner del Clan Destino per ogni evento di Capodanno così come il Clan Destino è partner di Postrivoro nell'animazione notturna e a volte nel supporto tecnico e di personale. Sono le uniche due creature immaginarie che si incontrano ultimamente in giro dalle nostre bande, si amano e si frequentano con passione.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Enrico Vignoli

Dopo una formazione scientifica si è sempre dedicato alla gastronomia: lavora da anni per l'Osteria Francescana, scrive per Dispensa, è tra i fondatori del progetto Postrivoro ed è curatore di Al Meni

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