06-06-2016
La passione per il verde di Emanuele Bortolotti con quello della convivialità di Ferdinando Ferdinandi hanno fatto nascere il ristorante milanese Al Fresco
La parola chiave di Al Fresco è informalità. Il che non vuol dire mancanza di eleganza, al contrario qui l’attenzione è al dettaglio ma in puro stile provenzale. Non si riesce a pensare Al Fresco senza il sole che lo illumina, un po’ come è difficile immaginare una Londra senza una fitta pioggerella, perde del suo fascino e del luogo comune che lo identifica. Qui si viene per oziare, rilassarsi, mangiare bene, lasciarsi accarezzare dai raggi del sole. Per scappare da Milano bisogna rifugiarsi dentro di essa, nel cuore più artistico e del design, in zona Tortona. Tutto è cominciato con la ristrutturazione di un vecchio fabbricato in via Savona che Emanuele Bortolotti, agronomo e paesaggista, tra ciliegi ornamentali, glicini e caprifogli, ha intravisto come il luogo adatto per un ristorante suis generis. Ma Al Fresco diventa, con l'arrivo del socio Ferdinando Ferdinandi, un ritrovo a casa di amici, un rifugio urbano dove soffermarsi anche prima e oltre il pasto tra piante, fiori ed erbe aromatiche, con un buon bicchiere di vino. Si mangia fuori nell'assolato giardino per 70 coperti o all'interno degli spazi che sembrano quelli di una serra.
Bottoni di ricotta di capra e limone di Sorrento, gamberi rossi agli agrumi, salicornia, caviale e salsa di coralli
Il giardino inaspettato
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Una laurea in Economia e una in Organizzazione di eventi, le sue vere passioni sono il mondo enogastronomico e la scrittura