19-06-2016

Ecco cosa c'è dietro ai 50 Best

La prima classifica che abbraccia il mondo intero premia gli chef di ogni continente. Il caso Francia

L'urlo liberatorio a New York di Massimo Bottu

L'urlo liberatorio a New York di Massimo Bottura lunedì 13 giugno 2016 dopo aver vinto per la prima volta la classifica dei World's 50 Best Restaurants. Foto copyright The World’s 50 Best Restaurants

Su questa terra non siamo tutti convinti dell’esistenza di dio, figuriamoci della infallibilità del migliaio di votanti che ogni primavera fanno felici o fanno piangere i grandi chef del pianeta. Siamo in campo World’s 50 Best Restaurants, edizione numero 16, la prima lontano da Londra, la prima a New York così come l’anno prossimo avremo la prima a Melbourne in Australia. Quella 2016 è stata anche la prima vinta da un’insegna italiana, l’Osteria Francescana di Modena, guidata da Massimo Bottura. Tre stelle Michelin l’italiano, tre El Celler de Can Roca secondo e tre pure l’Eleven Madison Park di New York terzo. Non si arriva così in alto se non si è riconosciuti grandi nei rispettivi paesi.

I Fifty non sono la bibbia e i suoi risultati riflettono le regole che gli organizzatori, inglesi, stabiliscono. Forse solo una rivista che sta in riva al Tamigi, The Restaurant Magazine, poteva inventarli e non, per una volta, i francesi, maestri di marketing e

La gioia di Enrico Crippa, chef del Piazza Duomo ad Alba nelle Langhe, felice per il 17° posto, dieci posti in meno rispetto a un anno fa. Copyright The World’s 50 Best Restaurants

La gioia di Enrico Crippa, chef del Piazza Duomo ad Alba nelle Langhe, felice per il 17° posto, dieci posti in meno rispetto a un anno fa. Copyright The World’s 50 Best Restaurants

auto-promozione. Gli inglesi perché non sono espressione di una nazione leader assoluta in cucina. Anche in Francia accade compilino delle liste, oltre alle guide che hanno inventato, solo che partono e arrivano allo stesso punto: vive la France! Troppo facile e anche anacronistico.

«E’ una eccezionale forma di promozione mondiale», ci siamo detti giusto ieri, sabato 18, con Carlin Petrini a Bra nelle Langhe. E poi è scattato il meccanismo che fa il successo di Oscar del cinema, palloni d’oro e così via: «Paolo, ma come è possibile che non vi siano in classifica colossi francesi come Régis Marcon e suo figlio Jacques, e Alexandre Gauthier, solo 62°? Mi hanno impressionato». La risposta vale anche per chi si lamenta perché gli italiani sono “appena” quattro: i Fifty non intendono copiare le gerarchie della Michelin piuttosto che ribadire come l’haute cuisine sia prerogativa francese, euro-centrica. Tentano di fotografare il peso dei singoli paesi in una sorta di borsa del turismo enogastronomico, con il pianeta suddiviso in 27 aree. Un unico obbligo per chi vota: non indicare più di quattro locali della tua zona su un totale di sette.

Dominique Crenn, francese con vita e lavoro a San Francisco in California, miglior donna chef al mondo per il 2016, assieme con with Hélène Pietrini, a destra, direttore del World's 50 Best Restaurants a cui dobbiamo la foto

Dominique Crenn, francese con vita e lavoro a San Francisco in California, miglior donna chef al mondo per il 2016, assieme con with Hélène Pietrini, a destra, direttore del World's 50 Best Restaurants a cui dobbiamo la foto

Visto il loro peso storico, Francia e Italia, 934 insegne stellate in due, rispettivamente 600 e 334, andrebbero divise, tipo Parigi e Resto della Francia, l’Italia da Milano a Firenze e quella da Roma a Palermo, ma così io milanese potrei votare per sette italiani e il giocattolo si romperebbe. Adesso 50 ristoranti per 23 nazioni, e questo sta alla base del successo dell’evento. Comprese le 21 bandiere al vento nella seconda parte, dal 51° al 100° gradino, dove trovi di tutto, compresi otto francesi e due altri italiani, Niko Romito 84° e Umberto Bombana a Hong Kong 86°. L’avvicendamento tra Andrea Petrini, out, e Nicolas Chatenier che gli è subentrato a livello di responsabile francese, per ora ha prodotto solo lo sprofondamento dello Chateaubriand di Inaki Aizpitarte, da 21° a 74°, a lungo pomo della discordia tra establishment e nouvelle vauge. Un po’ poco.

Come Italia 1° Bottura, 17° Enrico Crippa (da 27° nel 2015), 39° Massimiliano Alajmo (-5 posizioni) e infine Davide Scabin 46° da 65° che era; due anni di purgatorio per lui che nel 2014 era 51°. Bottura è sceso dal palco con due trofei,

Alain Passard, leggenda della ristorazione francese, suo l'Arpège a Parigi, ha ricevuto a New York il riconoscimento alla carriera. Copyright The World’s 50 Best Restaurants

Alain Passard, leggenda della ristorazione francese, suo l'Arpège a Parigi, ha ricevuto a New York il riconoscimento alla carriera. Copyright The World’s 50 Best Restaurants

uno perché primo al mondo e un secondo perché primo in Europa. Eleven Madison Park di New York, 3° assoluto e 1° in Nord America così come il Central di Lima, quarto, è il numero uno dell’America del Sud. Narisawa a Tokyo primeggia in Asia, il sud-africano The Test Kitchen in Africa e infine Attica di Melbourne in Oceania.

La Francia applaude Alain Passard per il premio alla carriera, Pierre Hermé miglior pastry-chef e Dominique Crenn miglior donna chef. Il Ferrari Trento Art of Hospitality al debutto incorona la sala dell’Eleven Madison Park guidata da Will Guidara, mentre al Maido di Lima è andato il Lavazza Highest Climer Award per il superbo balzo all’insù, da 44° a 13°. Infine è giusto rimarcare come il Relae di Christian Puglisi a Copenhagen vince per il secondo anno consecutivo il Sustainable Restaurant Award. Italiani anche due altri sponsor Acqua Panna S.Pellegrino e Grana Padano.


Primo piano

Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
instagram instagram.com/oloapmarchi

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