16-07-2017
foto Luxguru
La dottrina e l’insegnamento hanno sempre avuto un posto di primo piano nella cultura cinese. Già Mencio, il cosiddetto “secondo saggio” (dopo Confucio) distingueva: "Gli intellettuali governano e i lavoratori vengano governati”. Non a caso qui in Cina wine tasting e lezioni di enologia sono presi con grande serietà. Chiunque insegna è come un genitore che istruisce i figli, un fratello maggiore che sostiene il minore, un governante che governa il popolo. Parlare di vino da un podio, così come presentare e spiegare alcune etichette intorno a un tavolo imbandito, esprime lo stesso potere speciale che Jucas Casella emanava a Domenica In. Eppure questa fascinosa missione si scontra con alcuni elementi disruptive (così direbbero i behaviorist americani) delle abitudini locali, che spesso mandano a ramengo qualsiasi buona intenzione. Quali sono questi elementi? 1) i cinesi hanno i loro ritmi circadiani, il loro “pace”, e questi hanno un impatto talmente forte sulla società che anche un meeting sulla serafica meditazione buddista potrebbe risultare alla stregua di una puntata de Il processo del Lunedì. 2) I cinesi reggono poco l’alcol. Molto poco. 3) La maggior parte dei cinesi ha una conoscenza del vino non a pelle, bensì imparata, un po’ come Checco Zalone con i congiuntivi.
foto Decanter China
1) Sui ritmi circadiani: in qualità di educatore e sommelier ho fatto lezioni di cultura del vino e enologia dove ho visto ragazzi addormentarsi, perché dopo pranzo il corpo va fatto riposare per almeno 10 minuti (se poi s’è già cominciato a bere, anche 20). Ho visto studenti portarsi a un wine tasting la gamella con le alette di pollo o la carne di manzo secca con peperoncino del Sichuan perché il pane o i crackers con cui gli occidentali accompagnano una degustazione non rientrano nella dieta locale. Ho visto studenti recarsi ai servizi 5 minuti dopo la pausa appena terminata, o 5 minuti prima della pausa ventura, perché il loro corpo quello richiedeva in quel momento. Ho ingoiato la vista di studenti con gli occhi fissi sui cellulari durante i corsi, perché il telefonino è una estensione dell’arto superiore, e pertanto una necessita fisiologica. E c’è poco da fare. Se anche mi fossi permesso di correggere, indottrinare o ridirie mi sarei imbattuto in un poker face allibito.
2) Sul reggere l’alcol: la colpa è tutta di un enzima, dal nome difficile come un carattere della dinastia Tang: l’alcoldeidrogenasi. Questo enzima presente nel fegato ha il compito di smantellare le molecole di alcol etilico del vino e varia da una popolazione all’altra. Nella razza caucasica (noi) coloro che non hanno questo elemento biologico in abbondanza, e pertanto reggono peggio l’alcol, variano tra il 5 e il 20%. Nelle etnie orientali (i cinesi) la percentuale sale fino a quasi il 90%. L’assenza dell’alcoldeidrogenasi ha come conseguenza un elevato livello di acetaldeide, un prodotto dannoso del metabolismo dell’alcol, che provoca tachicardia, cefalea e vomito. Di qui le classiche scene pulp che si incontrano ai KTV e sulle strade shanghainesi di notte.
Approfondimenti golosi dalla Cina e dall'Estremo Oriente a cura del nostro inviato Claudio Grillenzoni
a cura di
Giornalista col vizietto dell'esterofilia (da buon germanista) e del cibo (da buon modenese), ora vive felice in Cina, a Shanghai, tessendo ponti tra Oriente e Occidente