31-03-2016

Il cliente non ha sempre ragione

Dai bidoni agli spiccioli come mance, 12 cose che un ospite deve evitare di fare al ristorante

Non è assolutamente vero che il cliente abbia sempre ragione. Lo si suole dire perché paga ma non per questo ogni suo desiderio va preso come un ordine, soprattutto ai giorni nostri, molto volgari e ben poco inclini all’educazione e al rispetto. Si parla e discute tanto di crisi della sala, del servizio, ma è in crisi pure la clientela. Quelli che non disattivano la suoneria del cellulare; quelli che si alzano per andare a fumare in strada e non pensano che quando rientrano puzzano; quelli che hanno cento pretese assurde e mille allergie, compresa quella per le buone maniere; quelli che «Mi scusi, ma mi ero scordata di dirle che sono fruttariana» e magari si arrabbiano pure davanti a una detta di ananas e una ciotola di sottobosco. Morale: dopo il decalogo del bravo cameriere, ecco 12 punti dedicati a quelli che se ne stanno a casa loro è meglio per tutti.

1. Il bravo cliente prenota per tempo il suo tavolo e se a un certo punto scopre che non può più andare telefona e avvisa. Si chiama educazione, un tempo era un valore importante per quasi tutti. Ora per quasi nessuno.

2. Non appena avete capito che quel posto non fa per voi, troppo costoso, troppo diversa la cucina da quello che vi immaginavate e gradite, meglio dirlo subito piuttosto e uscire che cercare di raddrizzare la situazione tipo chiedere un menu degustazione da dividere in due o proposte vegetariane in un’insegna tutta carne.

3. Avere prenotato per due e vi presentate in otto o viceversa? Il torto è tutto vostro, regolatevi. A Londra o New York rischiate di non avere il tavolo, nemmeno per due, o di pagare per otto anche se siete in due.

4. I camerieri sono al tuo servizio, maître e sommelier pure, cuochi e chef anche. Ma non sono i tuoi servi, non vanno chiamati con un ehi, peggio ancora un fischio o uno schiocco delle dita. Per favore, grazie, prego, scusi…

5. Se un vino o un pietanza non vi piacciono peccato, la prossima volta scegliete con più attenzione. Inutile cercare la tradizione da uno chef creativo o un vino simpatico in un Barolo.

6. Mai dire “faccia lei” se non amate il rischio. Chi prende la comanda, cibi o vini non cambia, deve vendere, soprattutto le bottiglie di valore. E, comunque, per quanto cercherà di capire i vostri gusti, non ha il vostro stesso palato.

7. Il sommelier è lì per consigliarvi i vini giusti, non aspetta altro di indicarveli, anche di dialogare e discuterli con voi. Un consiglio? Può davvero darsi che ne sappiate e capite tanto pure voi, ma c’è modo e modo di dirlo al professionista che avete davanti. Il peggiore è: «Lasci dire a me che di vino me ne intendo». Scatta la rappresaglia sottotraccia.

8. Se vi manca la sigaretta, accidenti a voi, e volete uscire in strada per fumarvene una, almeno fatelo quando avete appena finito una portata, non tre secondi prima che vi portino quella successiva. In cucina si ferma la linea, i piatti vengono lasciati al caldo del pass, poi se voi tardate iniziano a rinsecchire e allora vanno rifatti e magari poi voi vi lamentate pure che il servizio è lento.

9. Per quanto voi vi crediate importanti, ai tavoli vicini non importa proprio nulla delle vostre imprese, dei vostri appuntamenti e così via. Non si parla a voce alta, non si tiene la suoneria del telefonino a palla, non si fa insomma i gradassi. Il silenzio è d’oro, il rumore non lo è mai.

10. Magari non lo volevate e solo le circostanze vi hanno obbligato a uscire a pranzo o a cena con i vostri figli piccoli. Sia come sia, sono i vostri figli e tocca a voi controllarli, fare in modo che non facciano casino, martellino piatti, bottiglie e bicchieri con le posate, si alzino e si mettano a correre tra i tavoli. L’educazione non è mai abbastanza e, in ogni modo, è sempre gradita.

11. La mancia in Italia non è obbligatoria, come ad esempio negli Stati Uniti, ma se vi siete trovati bene, e sapete di avere stressato il cameriere, lo diventa. Con un imperativo: non deve offendere chi la riceve. Evitate i due euro e spiccioli. A voi piacerebbe essere trattati come dei paria?

12. Qualcosa è andato storto? Scrivetelo pure in TripAdvisor però prima parlate con il patron, magari la sua spiegazione vi chiarirà le idee ed eviterete di creare un caso per un banale disguido. Mai scordarsi che nessuno è perfetto, nemmeno voi. Anche se tanti tendono a scordarselo e con uno smartphone tra le mani credono di essere chissà chi.


In sala

Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
instagram instagram.com/oloapmarchi

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