12-07-2018
Le colline di Scansano dove nasce il Morellino
Vino, Territorio e Turismo, questa la triade su cui si è discusso lo scorso 11 giugno durante l’evento “Rosso Morellino”, ideato e voluto dal Consorzio di Tutela del Morellino di Scansano in occasione dei quarant’anni della denominazione Toscana.
Un interessante convegno, che si è svolto nella splendida cornice del Teatro Castagnoli di Scansano, ha aperto la manifestazione e ha visto come protagonisti del dibattito il Sindaco Francesco Marchi, il presidente del Consorzio Rossano Teglielli, il direttore del Consorzio Alessio Durazzi e Carlo Giovanni Pietrasanta presidente del Movimento Turismo del Vino.
Dopo i saluti istituzionali e dopo aver ripercorso brevemente i momenti salienti di questa storica denominazione e dei suoi fasti passati, si è cercato di focalizzare l’attenzione sul binomio Morellino-Turismo e sulla valenza territoriale e del rilancio turistico attraverso la valorizzazione dei 27 km del tratto locale della via Clodia.
Come affermato da Rossano Teglielli, «Il Morellino dal 1978 ad oggi, è un vino dalla lunga storia, un vino che guarda il futuro», ma per andare avanti e costruire il futuro c’è bisogno della politica, dei fondi. Troppo spesso è la stessa burocrazia a ostacolare, anziché agevolare, le possibili iniziative che potrebbero portare più velocemente ad una crescita produttiva del territorio. È necessaria una rivoluzione culturale che riporti la vivibilità del mondo rurale, creando le condizioni che lo riportino ad essere appetibile, accessibile e fruibile.
Anche Carlo Giovanni Pietrasanta, si è soffermato su alcune tematiche legate al turismo, che deve essere visto come strumento di valorizzazione, puntando all’accoglienza in cantina e alla comunicazione della stessa. Bisogna pensare a cosa può essere appetibile per il visitatore, cosa offrirgli, puntando soprattutto a quelle persone che non sono parte della nicchia di esperti, ma al restante 90% che è fatto dai consumatori.
Bisogna creare empatia con chi ci viene a trovare, oggi l’enoturismo vuole che il turista (italiano o straniero) faccia un’esperienza concreta, è da qui che anche l’esperienza diventa comunicazione del vino. Vanno quindi sviluppate le nuove competenze, bisogna educare al bere consapevole e coinvolgere gli operatori del territorio. Sono stati anche toccati dati numerici, tali da inquadrare le problematiche attuali e come orientarsi al meglio.
Oggi infatti la produzione si attesta intorno ai 10 milioni di bottiglie; all’estero viene esportato circa il 25%, ma ci sono enormi possibilità di crescita, come afferma Alessio Durazzi, «il Morellino è perfetto per i palati esteri, bisogna solo farlo conoscere».
A conclusione dell’interessante dibattito sono stati poi aperti i banchi di degustazione, dove ben quaranta produttori hanno raccontato con passione le loro storie e descritto i loro prodotti. Non è mancato l’aspetto gastronomico: tanti eccellenti chef, infatti, hanno dato la possibilità agli ospiti presenti di degustare prodotti unici del territorio maremmano.
Un ulteriore momento di scambio è stata la masterclass condotta da Filippo Bartolotta, studiata in modo accurato e in linea con le tematiche affrontate durante il convegno. Un viaggio dall’annata 1982 fino alla più recente vendemmia 2017, durante il quale Filippo ha tracciato, attraverso dodici etichette, le differenze stilistiche e l’incertezza evidente tra immediatezza e longevità, acciaio o legno, cercando attraverso le etichette selezionate, di definire più che il Morellino come vino di invecchiamento, il suo territorio come area vocata.
La masterclass condotta da Filippo Bartolotta
Pirico e vulcanico il Lorneta 2016 di Villa Patrizia, un sangiovese che gioca molto sui toni sapidi e terragni; fruttato di visciola e amarena fresca, a cui fanno seguito note di cuoio e tabacco, il Podere 414 2016 dell’omonima azienda, va letto in prospettiva, ma ha senza dubbio ottime potenzialità; si chiude con i due 2017, il Poggio Brigante dell’omonima azienda e il More 2017 dell’Azienda Monterò, che nonostante l’annata non semplice, hanno dimostrato un’ottima stoffa e bevibilità.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
napoletana, classe 1978, architetto e sommelier Ais. Fa parte dei Narratori del Gusto e insieme al Centro Studi Assaggiatori di Brescia partecipa a panel di degustazione nel settore enogastronomico. Collaboratrice della rivista L’Assaggio, oltre che di altre testate, è membro delle Donne del Vino