20-04-2018
Convincono le scelte stilistiche dell'enologo Giuseppe Caviola, piemontese, chiamato quattro anni fa a definire la nuova cifra dei vini della cantina Petra
Less is more, meno è meglio. Questo sosteneva Ludwig Mies van der Rohe: tedesco, architetto e tra i principali esponenti del Movimento Moderno. Non deve pensarla molto diversamente Giuseppe Caviola: piemontese, enologo e chiamato quattro anni fa a definire la nuova cifra stilistica dei vini della cantina Petra, appartenente alla famiglia Moretti dal 1997 e situata in località San Lorenzo Alto, nel comune di Suvereto (Li). Un nuovo corso orientato a creare vini decisamente territoriali, ma più freschi, bevibili e contemporanei rispetto a quelli ottenuti delle vendemmie precedenti alla 2014, «i quali, pur essendo qualitativamente ineccepibili e molto ben fatti, quasi perfetti se contestualizzati nel loro periodo di produzione e quindi non criticabili, peccavano per eccesso di struttura, concentrazione, estrazione polifenolica e, in taluni casi, anche di legno», come ha sostenuto lo stesso Caviola, affiancato da Francesca Moretti, amministratore delegato di Terra Moretti Vino, Eleonora Guerini, responsabile strategia, ricerca e sviluppo, durante la recente degustazione tecnica organizzata nello spazio NonostanteMarras di Milano.
Francesca Moretti, Giuseppe Caviola, Eleonora Guerini
La splendida cantina Petra a Suvereto (Li). Come abbiamo scritto (leggi Le cattedrali del vino italiano) è del 2003 e firmata dall'architetto Mario Botta. È maestosa, interamente circondata e immersa nella vegetazione e nei vigneti delle colline dell’entroterra di Piombino, con una planimetria articolata che si estende su una superficie di circa 7.200 mq e il cui corpo cilindrico centrale, rivestito in pietra di Prun e sezionato con la stessa pendenza della collina retrostante, è caratterizzato dalla scalinata e dalla corona circolare piantumata, oltre che, ai lati, da due lunghi porticati ispirati alle “barchesse” delle ville di campagna italiane. Al piano terreno, una lunga galleria che si snoda a partire dalla moderna zona di pigiatura, prosegue attraverso la sala acciai prima e due barricaie poi, e si arresta infine davanti a una parete rocciosa nel cuore stesso della collina, sancisce l’ideale unione tra l’uomo e la terra
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Millesimo 1974, una laurea in Ingegneria civile e un’innata passione per cocktails, distillati e vini, che non si stanca mai di scoprire, conoscere e degustare. Instagram luca.torretta