05-01-2018

Castello di Querceto, dove si respira Toscana a pieni polmoni

La storia di Alessandro François: da affermato ingegnere a visionario produttore di vino. E non è finita

Maria Antonietta e Alessandro François, coppia in

Maria Antonietta e Alessandro François, coppia inseparabile

L’incontro con Alessandro François, per chi ama il vino, è un momento che sicuramente può aprire ancora di più lo sguardo sul mondo dell’enologia. Soprattutto sul fatto che credere fermamente in un territorio sia l’unica arma vincente che va al di là di qualsiasi moda.

Il Castello di Querceto, a Greve in Chianti, è un’azienda che rappresenta il suo territorio ma che non vive di ricordi, ma guarda con forza al futuro grazie alle radici solide ben piantate nel terreno.

Il Castello di Querceto si trova a Greve in Chianti

Il Castello di Querceto si trova a Greve in Chianti

Radici soprattutto di Sangiovese. Tutto grazie alla visione, che per quel periodo poteva sembrare utopica, di Alessandro François. «Qui non era tutto come lo vedete adesso – racconta, anche con un pizzico di sano orgoglio – C’è voluto parecchio tempo».

La storia di Alessandro François è però molto particolare: «Studiai ingegneria chimica – spiega – e ritardai la laurea solo per poter sviluppare una tesi sperimentale che poi successivamente servì a Giulio Natta per ottenere il Nobel. Posso dire che c’è qualcosa di mio, in quel premio. Poi, per 20 anni, lavorai nel campo dell’ingegneria: per 8 anni sono stato alla Montedison, poi per altri 15 anni sono stati dirigente di una divisione di un’importante società del settore. A 45 anni, però, ho iniziato ad aver paura. Paura della pensione. Paura di non avere nulla da fare, dopo».

La cantina di affinamento dei vini

La cantina di affinamento dei vini

«Nel frattempo, però, abbiamo ridato vita al Castello di Querceto, che era diventato abitazione di topi, pipistrelli, scoiattoli, gufi…». Il Castello di Querceto aveva passato brutti momenti, a causa della Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi sequestrarono l’edificio e poi saccheggiarono anche la riserva storica dei vini, salvando giusto poche decine di bottiglie di annate antiche.

Il castello divenne dapprima una sorta di residenza di campagna della famiglia François.

La raccolta delle bottiglie storiche dell'azienda

La raccolta delle bottiglie storiche dell'azienda

«Ma il nostro era un vero innamoramento per questa zona – spiega Alessandro François – E allora abbiamo deciso di fare il grande passo. Però c’erano da fare grossi investimenti, così chiamai 20 amici e chiesi se volessero condividere questa avventura. Il 23 settembre 1978 nacque così la società: dai 5 ettari di vigneto esistenti, se ne aggiunsero subito 35 e l’anno dopo altri 25».

Oltre alla paura della pensione e i ricordi dell’infanzia, anche se sbiaditi da quella triste parentesi bellica, Alessandro François aveva avuto un’altra molla che lo fece scattare. «Avevo fatto assaggiare due bottiglie di Chianti del 1970, di quello che ora sarebbe semplicemente “La Corte”, a Franco Colombani, presidente della sommellerie mondiale, che aveva l’Albergo del Sole di Maleo. Mi chiese: “Quante ne hai? Te le compro tutte. Il prezzo fallo tu”. Ne avevo 915, gliene diedi 450 chiedendogli 600 lire l’una. Mi diede invece 3.500 lire a bottiglia».

Alessandro François davanti alla cartina che indica i luoghi del mondo dove i vini del Castello di Querceto sono distribuiti

Alessandro François davanti alla cartina che indica i luoghi del mondo dove i vini del Castello di Querceto sono distribuiti

Non è finita. Perché quel vino venne assaggiato da un importatore americano che cercò disperatamente Alessandro François, che in quel periodo viveva ancora a Milano e non a Greve in Chianti: e divenne l’importatore dei suoi vini.

Da allora Alessandro François, sostenuto dall’infaticabile e inseparabile moglie Maria Antonietta, e ora aiutato anche dai figli, ha proseguito su questa strada, valorizzando i singoli terreni che circondano il Castello di Querceto.

Un altro scorcio della cantina del Castello di Querceto

Un altro scorcio della cantina del Castello di Querceto

Impossibile non citare La Corte, un vigneto della fine del 1800 dove fu deciso di impiantare solo Sangiovese. Scelta portata avanti tuttora, con i cloni di quella vigna selezionati e mantenuti anche successivamente, quando ci sono stati i rinnesti delle piante.

Da qui arriva un vino preciso, pulito, fresco ma anche un po’ austero, dove il Sangiovese è riconoscibilissimo e “marca il territorio”, con note complesse al naso che, con l’evoluzione, ampliano il bouquet, mentre il tannino lentamente si smussa.

Il QueRceto Romantic, un vino moderno ed elegante

Il QueRceto Romantic, un vino moderno ed elegante

Così come il Picchio, un Chianti Classico Gran Selezione che fin da subito ha un’ottima eleganza e bevibilità. Non solo tradizione, ma anche ricerca: come il QueRceto Romantic, un Igt di Petit Verdot, Merlot e Syrah, dove QR sta proprio a identificare il codice, ben stampato sull’etichetta, che reindirizza non solo alla scheda tecnica, ma alla storia di questo vino voluto con forza da Maria Antonietta.

E c’è il Sole di Alessandro, un Cabernet in purezza da un vigneto particolare, ben esposto a sud, che si trova appena all’esterno della zona del Chianti Classico.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

Consulta tutti gli articoli dell'autore