10-11-2017
I vini di Vignamaggio in degustazione a Milano
Vignamaggio è in pieno fermento. Non tanto per la vendemmia, certo non facile, del 2017, quanto per i vari progetti avviati, con l’obiettivo di riconquistare e valorizzare una propria identità. Ma per questo ci vuole tempo, studio e investimenti e lo sanno gli attuali proprietari dell’azienda di Greve in Chianti, in Toscana, nella zona del Chianti Classico. La proprietà è infatti cambiata nel 2014.
«Il nostro – spiega Carla Bani, manager che da 30 anni è presente in azienda – è un progetto molto ambizioso di migliorare la qualità, e ricostituire quella che era la vecchia proprietà, con al centro la villa e attorno questi terreni e poderi che un tempo la componevano. L’obiettivo è stabilire un maggiore carattere sul vino e portare avanti investimenti importanti sui vigneti e sulla terra, per arrivare a personalizzare molto la produzione».
Irene Gori, a sinistra, e Carla Bani, assieme ai vini dell'azienda
Progetti che portano studi anche sui vigneti stessi, come spiega Irene Gori, brand ambassador di Vignamaggio: «Stiamo lavorando su quello che abbiamo chiamato “L’arca di Noè”. Si tratta di un progetto di salvaguardia delle speci, in particolare del patrimonio genetico dei nostri vigneti. E’ già stata fatta nel 2010 una raccolta di ceppi di piante da quei vigneti che sarebbero stati estirpati, originari degli anni ’50 e ‘60, per salvarli. Questi ceppi costituiranno – e hanno già iniziato a costituire – la base per gli innesti. Dal 2014 abbiamo già iniziato a fare delle microvinificazioni».
Sangiovese ma non solo, si diceva: perché l’azienda è anche molto conosciuta per il Cabernet Franc vinificato in purezza, che è sicuramente un prodotto di altissimo livello.
Così come la Riserva di Monna Lisa, dove il Sangiovese (85%) viene completato da Merlot e Cabernet Sauvignon: un connubio davvero ottimo, per quanto riguarda l’annata 2013. Assaggiando invece il 2006, che comunque è un grande vino, le note dei due vitigni internazionali tendono a uscire un po’ più allo scoperto. Segno che, negli ultimi anni, l’attento lavoro dell’enologo è stato quello di trovare un giusto compromesso, un equilibrio, che portasse a un’esaltazione del Sangiovese. Per gli amanti dei vini dolci, il Vinsanto del Chianti da Malvasia e Trebbiano è suadente per i profumi e non stucchevole.
La Riserva Gherardino 2014 abbinata alla tartare con tartufo bianco presentata da Savini Tartufi
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose