10-01-2017

Il profumo delle vigne di Napoli

Sulle colline intorno alla città partenopea, Raffaele Moccia con l'azienda Agnanum produce Falanghina e Piedirosso

L’avventura nel mondo del vino di Raffaele Mocci

L’avventura nel mondo del vino di Raffaele Moccia inizia nella vigna costruita dal padre Gennaro nel 1960, all’interno dell’oasi naturale del Parco degli Astroni, dove continua a lavorare. Quasi quattro ettari, metà vitata a Piedirosso e metà a Falanghina, di terreno sabbioso nero, che conferisce a queste uve un sapore molto particolare

Sembra quasi un paradosso, ma Napoli, pur essendo una città con altissima densità di popolazione, preserva un’anima vignaiola di origini antichissime. E’ la seconda metropoli in Europa più vitata dopo Vienna, con circa 64 ettari di vigneto ed oltre 260.000 bottiglie prodotte all’anno.

I piccoli vigneti sparsi a macchia di leopardo si estendono nella parte più alta della città, tra Posillipo ed Agnano. Proprio ad Agnano incontriamo Raffaele Moccia, vigneron titolare dell'azienda agricola Agnanum, che fa resistenza nel suo vigneto storico in bilico proprio sul cratere del vulcano Agnanum. Raffaele è molto conosciuto sia in Italia che all’estero per l’alta qualità dei suoi vini che sanno raccontare così bene il suolo vulcanico e polveroso dove le vecchie viti a piede franco affondano le loro radici.

Le vigne sopra la città

Le vigne sopra la città

Tra i filari ci sono le uve tipiche del territorio, Falanghina per i vini a bacca bianca e Piedirosso per quelli rossi. I vini rientrano nella doc Campi Flegrei. E in effetti quando circa tremila anni fa i greci colonizzarono le coste del golfo di Napoli fondando la città di Partenope, introdussero il culto della vite e del vino.

Le colline di Napoli, unite a quelle dei Campi Flegrei, formavano un unico grande vigneto che guardava verso il mare. Nei quattro ettari di vigna di Raffaele si può respirare e cercare di immaginare quell’anima vignaiola di Napoli così fiorente nel passato.

Oggi le case e gli edifici di varia natura hanno sottratto quello spazio prezioso, per assecondare le esigenze di una città metropolitana in continua crescita. Tra gli stretti filari a 350 metri sul livello del mare, Raffaele ogni giorno ridà sostegno e forma ai piccoli terrazzamenti fatti di terreno molto sciolto, quasi polvere, per evitare che crollino e si sgretolino sotto l’azione del vento e della pioggia.

L’areale dei Campi Flegrei è composto da più di quaranta crateri, e le vigne di Agnanum si trovano a cavallo tra due piccoli vulcani, quello di Agnano, ingoiato dal cemento, e quello degli Astroni, splendida oasi tutelata dal WWF, al centro del quale vive un piccolo bosco incantato. In un contesto così singolare, affascinante e pieno di contraddizioni si produce uno dei migliori piedirosso della Campania.

E’ un rosso dal corpo sottile, poco tannico, profumato, che offre un’ampia possibilità di abbinamenti con il cibo. E’ il vino che noi napoletani amiamo accompagnare alla pizza e ad alcuni piatti di mare come la zuppa di pesce o il baccalà al pomodoro.

Piedirosso dei Campi Flegrei 2013 conferma l’alta competenza di Raffaele nel trattare quest’uva piuttosto capricciosa sia in vigna che in vinificazione. E’ intenso nei profumi di viola, ciliegia e piccole spezie e si fa bere con avidità per il sorso succoso, veloce, vibra di energia sulla spinta della freschezza e si allunga sui toni salini.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marina Alaimo

nata a Napoli, è giornalista, sommelier e degustatrice Onaf, oltre che di vini ovviamente. Wine & food writer

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