19-05-2016
«Solo narrando l’unicità degli oltre 400 vini autoctoni italiani si potrà offrire una visione del futuro possibile del viticoltura nel nostro paese». Il professor Attilio Scienza ci spiega così la sua idea che unisce ricerca, storia, cultura e memoria del territorio
Quando Giovanni Negri, nel suo romanzo “Il Vigneto da Vinci”, denunciava la scomparsa del professor Attilio Scienza, molti appassionati di vino hanno sussultato, e lo stesso professore racconta di aver ricevuto innumerevoli messaggi per cercare una smentita di quella che poteva sembrare una terribile notizia. Per fortuna si trattava di pura fantasia dell’autore, perché il professore è sempre attivo più che mai, con nuovi progetti e tante idee illuminanti. Attilio Scienza, laureato in Scienze Agrarie, docente di Viticoltura all’Università degli Studi di Milano, dal 1985 al 1991 Direttore generale dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige e massimo esperto del Dna della vite è un uomo che, con una semplicità apparente, racconta le sue ricerche ed esprime le sue opinioni senza temere censure o giudizi altrui. Sentirlo parlare della situazione attuale della viticoltura in Italia non può che far riflettere: «L’Italia si sta focalizzando su quattro regioni, precisamente il Piemonte, il Veneto, la Toscana e la Sicilia, grazie a una reale valorizzazione di territori e vitigni, facendone una fortuna in termini assoluti. Ma non potrà reggere in futuro questo equilibrio. In questo momento storico occorre virare, investendo in territori oggi meno noti ma con una storia di vitigni inedita, ma potenzialmente altrettanto valida, quindi da raccontare».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione