05-04-2015
Pietro Leemann, qui immortalato durante la lezione che ha aperto i lavori del congresso di Identità Milano 2015, ha raccontato in un libro la ricerca che lo ha portato a scegliere in assoluta coerenza una cucina e una vita assolutamente vegetariana. Lo chef del Joia qualche mese fa aveva riassunto 30 anni di vegetarianesimo in un'intervista per il nostro sito
Pietro Leemann non aveva la certezza di fare la cosa giusta ma intuiva che l’obiettivo della sua cucina non doveva limitarsi al piacere dei sensi, ma anche alla salute olistica di chi la mangiava. Convinto che chi cucina ha un ruolo di grande responsabilità, capiva che il cibo poteva essere uno strumento che porta al benessere, così come al malessere se cucinato senza amore. Come la scienza si sviluppa per tentativi e intuizioni, così ha fatto lo chef Pietro Leemann che racconta il suo passaggio, non facile, da onnivoro a vegetariano in “Pietro Leemann. Il Sale della Vita. Un cuoco vegetariano alla ricerca della verità" (edito da Mondadori Electa, euro 16,90, pp. 192), un libro profondo e toccante, straordinariamente sincero, che racconta il suo percorso esistenziale ricco d’avventure e di scoperte. Folgorato dal gusto di una charlotte russe preparata da Angelo Conti Rossini, che diventerà suo mentore, vive di persona negli anni Ottanta la rivoluzione della nouvelle cusine e realizza quanto importante può essere il cibo. Da Gualtiero Marchesi capisce che la cucina non deve essere solo una trasformazione di materie prime, ma deve essere legata alla sostanza socio-culturale di un tempo e di un luogo.
Pane e acqua (per modo di dire): è stato il primo piatto presentato durante la sua recente lezione a Identità Milano
La copertina del nuovo libro dello chef di "alta cucina naturale"
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Veneziana d’adozione, materana per amore, è laureata in storia medievale e su tutto ama fare due cose: leggere e mangiare bene. Ha lavorato per anni in una casa editrice, ora lavora nell'ufficio stampa di Identità Golose e non potrebbe essere più felice