08-10-2014

La Sicilia come fosse un Planeta

Viaggio goloso dell'isola attraverso i ricettari "segreti" della grande casa vinicola

Carciofi alla villanella, una delle ricette che El

Carciofi alla villanella, una delle ricette che Elisia Menduni ha carpito dai ricettari "segreti" dei Planeta e che ora costituiscono il corpo centrale de Sicilia, la cucina di Casa Planeta, pubblicato da Electa (foto Adriano Brusaferri)

Viene in mente Ciccio Sultano, forse (forse?) il più illustre esponente dell’alta cucina siciliana, lui che disdegna per necessità l’eleganza della semplicità e accetta di (sop)portare sulle spalle la complessità dell’isola, «il nostro fine è di riuscire a impossessarci e fare una sintesi di una cultura che è, per definizione e per evoluzione, piena di contrasti, contraddizioni, mutazioni, contaminazioni». Elisia Menduni con questa complessità ha dovuto fare i conti, approcciando il tema della cultura gastronomica della Trinacria da quel punto di vista specifico e apparentemente limitato, di agile soluzione, che è “la cucina di Casa Planeta”, ossia il piccolo patrimonio costituito dai ricettari di questa gran famiglia del vino - prima tenuti segreti, ora svelati da Anna Maria, Marina e Carolina, “le tre zie” - poi anche dalla scoperta successiva delle differenti tradizioni dei territori, man mano che il regno delle vigne della famiglia si estendeva oltre i luoghi d’origine (Menfi e Sambuca, nell’Agrigentino). Così d’ottenere, insomma, una sorta di mappa culinaria dell’isola attraverso il filtro di una quasi-epopea di una gens sicula d'origine spagnola, 18 generazioni d’agricoltura che sono un riassunto di qualche secolo d’alimentazione.

La copertina del libro firmato da Elisia Menduni, giornalista e critico enogastronomico

La copertina del libro firmato da Elisia Menduni, giornalista e critico enogastronomico

Non c’è sintesi in questo Sicilia, la cucina di Casa Planeta (Electa, 29 euro), con il quale la Menduni, brillante giornalista e critica gastronomica, traccia appunto la «memoria e la storia» della casata attraverso le “sue” ricette, sono parole dell’autrice, «tra città e campagna, in itinere tra luoghi diversi dell’isola dove la famiglia aveva e frequentava amici e parentele». Non c’è sintesi e davvero non poteva esserci, sarebbe stata operazione presuntuosa. Perché quasi impossibile. Però viene, appunto, in mente Sultano: c’è appieno la consapevolezza di una straordinaria complessità che viene risolta accettandola, prendendone atto, arrendendosi – se così vogliamo dire – a un'eredità senza uguali. E sviluppando però l’idea centrale: la cucina è cultura, si possono dunque raccontare secoli di evoluzione, di costume, di società, di economia, anche attraverso il recupero dei ricettari impolverati di una casata nobile. 

La sede storica di Planeta a Menfi, in provincia di Agrigento

La sede storica di Planeta a Menfi, in provincia di Agrigento

L’uno (la Sicilia, i Planeta) si scinde nelle sue numerose sfaccettature (i terroir del gusto): qui sono 6, o meglio 5 (Menfi e Sambuco sono raccontati insieme), sarebbero potuti essere 50 o 500, poco importa. Interessa che l’unità riveli di essere scissa, eppure legata da fili sottili quanto resistenti. Il racconto di un viaggio culinario attraverso Trinacria evoca così immagini straordinarie; prende avvio dalle ricette di Casa Planeta, d’impostazione nobiliare, menfitana, e di Sambuca, con influenze palermitane, per poi dilagare. Parte insomma da Ovest - carciofo spinoso di Menfi, oliva Nocellara e vastedda del Belice, arancia di Ribera, fragoline di Sciacca, pane nero di Castelvetrano… – poi lascia il posto a strati e frammenti diversi in quel di Vittoria, terra di pomodoro e verdure, di serre e pesca; muta ulteriormente a Noto, area del ragusano Dop, della cioccolata di Modica e delle mandorle; si trasforma ancora sull’Etna, straordinario caleidoscopio di microclimi riassunti in quel piccolo capolavoro che è il pistacchio di Bronte; giunge infine a Capo Milazzo, dunque all’altro estremo dell’isola, per evocare la saga dei pescatori. Il tutto, 91 ricette, corredato con le fotografie di Adriano Brusaferri.
 
Questo, in poche parole, è un libro che nutre il cervello, ma intanto stimola le papille. 
 

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a cura di

Carlo Passera

classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera

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