29-06-2017
La copertina di “L’onnivoro. L’uomo che ha mangiato tutto” (Edt, 413 pagine, 18,90 euro, acquista online) del food writer americano Jeffrey Steingarten, un cult pubblicato in italiano 20 anni dopo
Esce oggi, con un colpevolissimo ritardo di 20 anni, l’edizione italiana di “The man who ate everything and other gastronomic feats, disputes and pleasurable pursuits”, una raccolta che vanta già da tempo traduzioni in ceco, coreano, olandese, portoghese, giapponese… Colma la lacuna la casa editrice Edt: nella raccolta “L’onnivoro. L’uomo che ha mangiato tutto” ripropone alcuni dei reportage scritti dal food writer Jeffrey Steingarten prima del 1997, l’anno in cui fu pubblicato a New York, ricevendo in pochissimo tempo autorevoli osanna nonché l’importante Julia Child Cookbook Award.
C’è che Steingarten, 75 anni oggi, è una delle penne più preparate e brillanti in materia di cibo: laureato ad Harvard, nel 1989 ha abbandonato la carriera legale per diventare food critic di Vogue America, una scelta felice se consideriamo che appena un lustro dopo i francesi gli rendono l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per i suoi scritti sull’alta cucina e che negli anni a venire riceve (e talvolta vince) una dozzina di nomination al James Beard Award.
«Il Bolt del gusto», come lo definisce Luca Iaccarino, responsabile della collana “Allacarta XL” per Edt, è un Onnivoro dunque. Ma onnivori si diventa: per raggiungere l’onnipotenza, l'autore spiega di aver dovuto rimediare a una serie di insidie e fobie: «Sembra che un intervento che crei lesioni bilaterali nella regione basolaterale dell’amigdala possa rappresentare un valido rimedio per superare vecchie avversioni, impedire la formazione di nuove e aumentare l’accettazione di cibo diverso».
Jeffrey Steingarten (foto di Paul Wagtouicz)
Copertina e retrocopertina, versione integrale
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classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt