08-04-2014
Un impasto di farina e acqua. Questa è la pasta madre, di cui si fa un gran parlare. Renato Bosco, "pizzaricercatore" di Saporè a San Martino Buon Albergo (Verona) ci aiuta da oggi a fare chiarezza su un'espressione diventata anche di moda. Con la proposta di una denominazione/marchio di qualità
E' sulla bocca di tutti. Negli impasti di molti. Ma forse, conosciuta per davvero, ancora da pochi. La pasta madre. Una moda figlia dei nostri giorni, affamati di cibi cool, genuini sì ma anche ricercati, alternativi, raccontati e sezionati da orde di food blogger? Oppure l'emergere di una necessità, di un bisogno arcaico che riaffiora nella nostra coscienza collettiva di ex coltivatori, un inevitabile ritorno alle origini, ai gesti lenti e segreti tramandati di madre in figlia? Personalmente, come pizzaricercatore spero sia una sorta di pacifica rivoluzione culturale: pasta madre, non solo come parte di un sano nutrimento quotidiano, ma soprattutto come modello di un nuovo - e tuttavia antichissimo – modo di vivere il nostro rapporto con il cibo. Calmo, lento. O, per usare un termine ancora più calzante, slow. Perché la pasta madre è il risultato di un processo che richiede attenzioni e cure costanti, tempi di lavorazione e lunghi periodi di riposo (oltre, naturalmente, a tanto, tantissimo amore).
Renato Bosco, 47 anni. Ha appena aperto una seconda insegna a Verona: si chiama LaTorre#1, indirizzo stradone S. Maffei 1, e propone pizza, pane e dolci
La proposta del marchio
Uomini che abbandonano per un attimo mestoli e padelle per raccontare le proprie esperienze e punti di vista
a cura di